Due infermieri del Policlinico San Marco colpiti da un paziente

Due infermieri del Policlinico San Marco colpiti da un paziente

Oggi al Policlinico San Marco di Zingonia gli operatori sanitari sono stati oggetto di un’aggressione fisica da parte di un paziente. Il Pronto Soccorso del San Marco era già sovraffollato e l’arrivo di un paziente in determinate condizioni di salute ha finito per sconvolgere ancora di più la delicata situazione. I due infermieri colpiti hanno rimediato una prognosi di sette giorni. Non un fatto isolato per Caterina Dezio, Segretaria Cisl Fp Bergamo. L’esposizione al fenomeno delle aggressioni fisiche e verbali, ai danni degli operatori sanitari e non (più comunemente definito personale di “front office”), si sta allargando a macchia d’olio su centro città e periferia e sta assumendo una caratteristica di “non eccezionalità” che spaventa.

E’ un fenomeno che mette in crisi i servizi e le unità operative che, oltre alla gravità del gesto, in un periodo di assenze programmate per ferie, ci si trova a dover fare i conti con ulteriori assenze per infortunio degli operatori. E’ documentato, infatti, che gli episodi di violenza si verificano più frequentemente nelle seguenti aree: servizi di emergenza-urgenza, strutture psichiatriche ospedaliere e territoriali, luoghi di attesa, servizi di geriatria, servizi di continuità assistenziale. Già nel passato recente, situazioni simili si sono registrate nei presidi ospedalieri del Papa Giovanni, del Bergamo Est, del Bergamo Ovest e a Ponte San Pietro.

L’infermiere e gli operatori sanitari non sono bersagli. Sono alleati del cittadino e tutti ci dobbiamo impegnare per aumentarne la sicurezza e la fiducia. Denunciando il fatto, nonostante l’attenzione che puntualmente porta all’attenzione degli enti e delle proprietà ospedaliere, la Cisl Funzione Pubblica vuole rendersi portavoce del disagio che vivono i lavoratori in campo sanitario sul territorio bergamasco. “Pertanto – continua Dezio – la nostra solidarietà e il nostro appoggio va alle lavoratrici e ai lavoratori della Sanità da tutta la Cisl Funzione Pubblica di Bergamo“.

Succede che l’incremento dei livelli di aggressività di parenti e pazienti, nei confronti del personale medico e sanitario, si trasformi in puri episodi di violenza inaudita e gratuita. Tutto ciò lede la dignità professionale di ognuno. “Il luogo di lavoro – precisa Dezio – viene vissuto come altamente rischioso per la propria incolumità e di conseguenza lo stress dei lavoratori aumenta sempre di più, incidendo pesantemente nella qualità del servizio reso ai cittadini. Il Datore di Lavoro deve certamente valutare tutti i rischi presenti sul luogo di lavoro. Per arrivare a questo, vanno messe a punto le opportune differenze che si intendono con il termine “sicurezza”: la “safety” e la “security”.

La prima, la “safety”, identifica la sicurezza che si occupa di tutela fisica e morale dei lavoratori all’interno dell’azienda, e dei clienti/utenti che a vario titolo frequentano i luoghi dove l’organizzazione svolge la propria attività. La seconda, la “security”, va ad identificare le tematiche concernenti la tutela del personale e dei beni aziendali dall’attacco di terzi. Le conseguenze per il singolo operatore, oggetto di violenza, variano notevolmente: dalla demotivazione allo svilimento del lavoro svolto, allo stress, all’assenteismo, alla paura e al peso di recarsi negli stessi luoghi che non sono stati sicuri per l’operatore, ai danni della salute fisica o psicologica.

Lo stesso vale per i colleghi che rimangono, a tutti gli effetti, vittime indirette, in quanto osservatori impotenti degli atti di violenza subiti dai colleghi; domani potrebbero essere le prossime vittime direttamente coinvolte. La violenza, oltre ad essere sempre da condannare, quindi, può avere ripercussioni sull’insieme dell’organizzazione. “Per chi lavora – conclude Dezio – diventa difficile dare il meglio di se stesso in queste condizioni, in un ambiente dominato dal timore e dal risentimento“.

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