IL SICET DENUNCIA LA POVERTÀ ABITATIVA A BERGAMO

“La lettura della povertà in un territorio ricco come quello bergamasco può essere effettuata non fermandosi ai dati ufficiali, ma adottando una prospettiva ampia, che tenga conto dell’esperienza e dell’attenzione sociale al territorio”. Roberto Bertola, segretario generale del SICET CISL di Bergamo, il sindacato degli inquilini, applica una diversa ottica nella lettura dei dati sulla questione abitativa, da sempre croce e delizia della provincia di Bergamo.

ELIMINARE IL DISAGIO ATTRAVERSO I NUMERI

Nella gestione degli sfratti, infatti, c’è in atto un tentativo di eliminare il disagio attraverso i numeri, o almeno il loro utilizzo. Così accade che di fronte al report del Ministero dell’Interno che annuncia un ricorso agli sfratti in diminuzione del 26% rispetto all’anno precedente (dato certificato, ufficiale e veritiero), crescono a dismisura i rilasci consensuali, i rilasci coatti per pignoramento e le riduzioni consensuali del canone. “Sono tutte conseguenze del rapporto sulla povertà letto nei giorni scorsi. I primi due aspetti rappresentano quasi sicuramente il 60 % del “mercato” degli sfratti e degli sloggi coatti, ma non vengono registrati – sostiene Bertola –: vengono fatti tra privati, o alla ricerca di un accordo di compromesso per non perdere l’abitazione, o per avere comunque un reddito dal fabbricato e per non restare impigliati nella rete dei pignoramenti degli stipendi, a seconda del ruolo che si gioca nella vicenda”. Eppure a livello ufficiale il dato parla di un’uscita dalla crisi abitativa: peccato che non si raccolgono più le domande di sostegno all’affitto e che sia stata sospesa la graduatoria per le case pubbliche. Se il disagio viene cancellato con un tratto di matita e con un’operazione contabile, non significa che siamo davvero fuori dalla crisi.

UN MIGLIAIO DI “ABBANDONI” DI CASE

Negli uffici del Sicet passano quotidianamente decine di famiglie alle prese con problemi economici che, giocoforza, si ripercuotono sull’abitazione: giovani coppie che non riescono a pagare il mutuo; pensionati che non possono affrontare le spese condominiali impreviste. Il Sicet rappresenta l’elemento di mezzo della società, la sentinella del disagio e può toccare con mano le difficoltà delle persone che, fuori dalle statistiche e dai sondaggi, portano a pensare che non siamo assolutamente fuori dalla crisi, e la situazione si ritorcerà su se stessa.Quindi, nell’ultimo anno, in provincia di Bergamo, si sono consumati un migliaio di “abbandoni” di case: ai 438 provvedimenti di sfratto emessi ufficialmente dal Ministero dell’Interno, si devono aggiungere circa 300 accordi di “rilascio consensuale” (ovvero proprietario e affittuario si mettono d’accordo su una cifra che permetta a ognuno di chiudere la partita senza altri strascichi) e altrettanti “rilasci coatti”, e cioè l’obbligo a lasciare la propria casa quando non si riesce a pagare le rate del mutuo o delle spese condominiali ordinarie e straordinarie, e la casa finisce spesso all’asta.

SEGNALI DI UNA SITUAZIONE ABITATIVA CRITICA

In più, non finiscono nelle statistiche le pratiche di riduzione consensuale del canone, segnale altrettanto forte di quanto sia critica la situazione abitativa in provincia: solo il SICET negli ultimi 8 mesi ne ha “agevolati” 120. “Da tempo chiediamo che i proprietari delle case, attraverso le loro associazioni di riferimento, colgano il problema – conclude Bertola -. Dalla crisi abitativa possiamo uscire solo insieme, e non applicando regole da selezione naturale, per cui sopravvive solo il più forte: senza chi paga l’affitto, nemmeno il proprietario produce reddito”.

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