Il congresso della FNP CISL di Bergamo, aperto oggi a Caravaggio, ha dedicato ampio spazio, nella relazione di Giacomo Meloni, segretario uscente e candidato alla rielezione, come nel dibattito tra i 160 delegati, alla povertà, economica, ma anche lavorativa, relazionale, abitativa, sanitaria, alimentare educativa, digitale. Il sindacato dei pensionati della CISL orobica, forte dei suoi 60mila iscritti e un radicamento territoriale, su tutta la provincia, che arriva a contare sedi, presidi e sportelli in quasi ogni comune bergamasco, ha lanciato l’idea della costituzione di un Fondo di micro credito destinato a sostenere le persone e le famiglie in forte disagio e difficoltà economica.
Secondo i dati della Caritas, un bergamasco su dieci vive in povertà assoluta, l’8% di chi lavora non ce la fa ad arrivare a fine mese. Non cambiano le prospettive se a parlare è l’INPS: un anno fa erano 11.513 i Bergamaschi interessati a Rdc/Pdc. E ancora, negli anni dal 2019 al 2023 sono aumentate del 40,7% le persone che si sono rivolte ai centri di ascolto Caritas per essere supportati.
“Sono dati allarmanti – ha detto Meloni -, che non devono a nostro parere lasciare nessuno indifferente e invece l’intervento dello Stato su questo fronte è venuto meno dopo la cancellazione del Reddito di Cittadinanza. Indubbiamente questa misura, che a sua volta era subentrata al REI, aveva delle contraddizioni, si prestava a furbate e speculazioni, ma andavano contrastate queste non cancellato uno strumento di intervento e sostegno sociale, per altro presente in tutti i paesi europei. L’assegno di Inclusione rivolto ad over 60 o famiglie con minore disabile e reddito ISEE di 9.360 €euro per 18 mesi promosso dall’attuale Governo resta un palliativo inadeguato a dare un vero sostegno a chi vive il dramma della povertà. Serve altro, a partire da una cultura sociale di governo che non si compra al mercato. L’altro dato sociale sul quale riflettere sulla povertà è che questa diventa una forma “ ereditaria”, chi nasce povero è destinato a rimanere povero, si è rotto come si dice in gergo, l’ascensore sociale che permetteva anche ai nati poveri di riscattarsi costruendo una vita migliore, sia economica che abitativa che relazionale”.
“Per quanto ci riguarda – ha continuato il segretario FNP – la leva della contrattazione sociale con i Comuni può essere un valido intervento. I pensionati sono la categoria sociale che più soffre la povertà e spesso l’emarginazione, la povertà relazionale e la solitudine, malattia sociale che più colpisce i grandi anziani, i fragili, i non autosufficienti. I costi sempre più proibitivi delle rette nelle RSA o per retribuire l’assistente famigliare, inducono sempre più le persone che non ce la fanno economicamente a vendere la nuda proprietà della casa; anche per sostenere le spese sanitarie”.