A Bergamo famiglie sempre più sole, più piccole e più povere

Le famiglie, anche a Bergamo e in provincia, sono sempre più sole, più piccole e più povere, soprattutto di relazioni”. Così potrebbero riassumersi i risultati dell’ultima ricerca condotta dal dipartimento Welfare della CISL di Bergamo che, su dati ISTAT, ha analizzato il pianeta famiglia nei vari distretti della provincia. “La struttura sociale si è evoluta – si legge nella nota di introduzione all’indagine – e i riflessi di una condizione fortemente mutata hanno impattato necessariamente sul tradizionale modello familiare traghettandolo verso nuove forme di convivenza tanto variegate e flessibili da figurare nella loro complessità come un arcipelago di forme familiari. Le modalità attraverso le quali si forma una famiglia si modificano nel tempo a seconda dei cambiamenti nel sistema di valori, nei modelli culturali e nelle opportunità offerte dal contesto”.

Di fatto, in provincia di Bergamo, secondo gli ultima dati ISTAT disponibili, ci sono 478.067 famiglie. Dal ‘71 a oggi il numero medio di componenti è sceso da 3.41 a 2.30. La tipologia familiare maggiormente rappresentata è quella composta da un’unica persona (34.24%), il nucleo di due persone è al 28.24%, la famiglie di tre componenti al 17.97% e quelle di 4 al 14.41. Dal censimento 2001, le famiglie monocomposte sono aumentate dell’80%, quelle di due del 32%. Poi solo diminuzioni, anche se in controtendenza si segnala la crescita dell’84% dei nuclei con 6 o più persone, che sono passate dalle 3.757 del 2001 alle 6.914 del 2022.

L’ambito provinciale con il più basso numero medio di componenti per ogni famiglia è quello di Bergamo (2.06), quello con il dato maggiore Grumello del Monte (2.54). Il tasso di natalità è sceso dall’11% del 2004 al 6,6% del 2023. L’età media del primo parto è salita dai 30.6 ai 32.4 anni. L’età media del matrimonio sale da 32 a 37 per i maschi, e da 30 a 34 per le femmine. Nel primo semestre del 2024, il saldo tra nascite e decessi in Lombardia è stato negativo di quasi 20mila unità, a Bergamo di 1730.

La geografia delle famiglie risente dei tanti fattori che hanno attraversato il Paese negli ultimi decenni: fattori di costume, culturali, socio-economici, sessuali, valoriali; lo stesso clima di incertezza, le legittime visioni diverse sulla genitorialità e sulla qualità della vita, i diversi modi di vivere le relazioni con il partner contribuiscono a disegnare in modo plastico il processo di mutazione del tradizionale modello familiare. Ne deriva pertanto che solo la capacità di mettere insieme le molteplici variabili (meglio ancora nel livello territoriale…) può consegnare una appropriata lettura del fenomeno capace di fornire elementi di valutazione, di pensiero e di agire progettuale.

Il calo della natalità, come elemento di analisi rispetta al tema famiglie, evidenzia che il sistema va verso livelli di tensione e di potenziale collasso che non si può ignorare dice Angelo Murabito,  segretario provinciale della CISL -. Il “degiovanimento” produce peraltro anche una significativa contrazione di donne in età fertile, quelle su cui contare per il ricambio generazionale.  La denatalità ha bisogno da un lato di essere declinata con attenzione e richiede sempre più politiche incisive ed un potenziamento delle risorse messe a disposizione delle famiglie per sostenerle in un processo di crescita e dall’altro bisogna combinare i trasferimenti monetari con il potenziamento dei servizi sul territorio verso le famiglie, per facilitare la vita quotidiana, sia nella tutela dei minori sia nell’assistenza agli anziani che sono a carico delle famiglie stesse, perché senza questo tipo di sostegno difficilmente le persone si avventano nell’allargare la famiglia”.

La CISL ha il dovere d’investire nella contrattazione e rafforzarla sempre di più rispetto al tema della conciliazione – continua Murabito: sui congedi; sulle possibilità di articolare meglio gli orari, legare la contrattazione aziendale con quella territoriale e armonizzare il welfare aziendale con il welfare territoriale arricchendolo sempre di più d’interventi a sostegno delle famiglie. Si parla di conciliazione e l’analisi che va fatta è sui tempi: l’organizzazione dei tempi deve oggi  rispettare il criterio della sostenibilità a livello collettivo e individuale.  A livello collettivo ha implicazioni su tutte le dimensione della sostenibilità economica, sociale e ambientale e a livello individuale influisce sul lavoro e la vita familiare.  Un’ incisiva contrattazione sui tempi renderebbe il lavoro più sostenibile per l’espansione delle famiglie”.

Inoltre le città come luogo di vita dovrebbero riorganizzarsi e diventare family friendly e a livello territoriale si dovrebbero e potrebbero rilanciare piani territoriali dei tempi e degli orari.   E’ necessario che la programmazione sociale, anche per il periodo 2025-2027,  preveda delle politiche per il benessere delle famiglie e dei suoi componenti, dirette ad operare quale leva strategica per  la crescita economica e la coesione sociale. Inoltre nel mercato del lavoro oggi da un punto di vista quantitativo il livello di occupazione che abbiamo non ha eguali, ma allo stesso tempo dobbiamo fare i conti ancora con disarmonie, disequilibri, che riguardano la posizione delle donne nel mercato del lavoro e le difficoltà dei nostri giovani, criticità che devono essere fronteggiate in maniera concreta e non ideologica per un concreto cambio di rotta

Dall’analisi dei dati del Dipartimento Welfare, traspare infatti in modo evidente una “fragilità” e una debolezza tanto sostanziale da evidenziare come la famiglia non sia più elemento di sicurezza e certezza nel sostegno ai propri cari.Non può più essere considerata come primo e naturale ammortizzatore sociale: un assunto che ci deve far riflettere e interrogare sul futuro del Welfare e sulle possibili misure da immaginare per ricostruire il tessuto di rete solidale là dove più non esiste e per rafforzarlo là dove si è indebolito Quindi una capacità collettiva di innovazione in un nuovo welfare di comunità che garantisca equità e sostegno alle famiglie e che promuova inclusione e coesione. Il tema della “famiglia” – conclude il segretario CISL Bergamo -, chiama quindi in causa una responsabilità diffusa, una responsabilità collettiva che include l’insieme degli attori territoriali con misure coerenti, condivise e organiche: parti sociali, società civile, imprese, istituzioni per risposte mirate che siano in grado di integrare, accrescere e innovare i perimetri delle misure nazionali”.

L’intervista di Murabito a BergamoTv

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