Indagine CISL Bergamo sulle pensioni integrative contrattuali

Un dipendente su 5 ha aderito al progetto della pensione integrativa, destinando a un fondo contrattuale, oltre alla propria liquidazione, una quota minima del proprio stipendio (che può variare da un 0,55% previsto dal fondo pensione Fon.Te a 1,30% dal fondo Arco) e che può essere incrementata, e una  quota fissa versata dall’azienda è definita dai CCNL.

I fondi pensioni negoziali, nati con Decreto Legislativo n. 124 del 21 aprile 1993, si sono poi costituti in quasi tutti i settori del lavoro privato, dando vita a fondi che fanno ormai parte della conoscenza di molti lavoratori: Cometa, Alifond, Fonchim, Arco e Fon.Te.  A livello nazionale, a fine dicembre 2022, le posizioni in essere presso i fondi pensione italiani sono 10,3 milioni, in crescita di 564 mila unità (+5,8 %) rispetto alla fine del 2021. A tali posizioni, che includono anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme pensionistiche complementari, corrisponde un totale degli iscritti di 9,2 milioni di individui (+5,4%). I fondi pensione negoziali registrano un incremento di 349 mila posizioni (+10,1 %), per un totale a fine dicembre 2022 di 3,806 milioni.

CISL Bergamo ha compiuto negli ultimi giorni uno studio sull’andamento dei fondi contrattuali più utilizzati dai lavoratori bergamaschi, e ha verificato come, nei cinque fondi presi a riferimento (Cometa, Alifond, Fonchim, Arco e Fon.Te)  la media del contributo aziendale sia del 17,64% ( dal 12,48% di Alifond a 20,89% di Fonchim)  Pertanto, fatto 100 quanto versato al fondo, il lavoratore versa mediamente l’ 82,36% (quota stipendio e TFR) e si ritrova un “più 17,64%”  versato dall’azienda. I versamenti vengono effettuati al lordo delle trattenute previdenziali e fiscali.

Il ruolo della contrattazione è determinantesottolinea Danilo Mazzola, segretario CISL e autore dello studio sui fondi -, soprattutto rispetto al contributo aziendale, che può aumentare in base a quanto definito ai tavoli dei rinnovi Nazionali. Anche con un anno complicato come il 2022, la previdenza integrativa contrattuale ha mantenuto i suoi vantaggi”.                                                                                     

L’adesione ai fondi di pensione contrattuale è chiusa – continua il sindacalista -, cioè possono aderire solo i lavoratori del settore:  in tal senso diviene sempre più urgente una previdenza integrativa che integri la pubblica a favore dei giovani, come è altrettanto urgente la creazione di una pensione pubblica contributiva di garanzia che valorizzi anche i periodi di disoccupazione e formazione,  e che assicuri un assegno dignitoso ai giovani. Va rilanciata la previdenza complementare negoziale, rendendola effettivamente accessibile anche a chi lavora nelle piccole imprese. È necessario applicare una tassazione più favorevole ai fondi pensione e promuovere quelli che investono maggiormente nell’economia reale del paese. Diviene sempre più urgente aprire un nuovo periodo di ‘silenzio assenso’ affiancato a una adeguata campagna informativa che consenta alle persone di poter esercitare liberamente la scelta di adesione”.

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