L’edilizia bergamasca ha bisogno di un sistema di relazioni dinamico

edilizia bergamasca

Martedì scorso si è svolta l’Assemblea Nazionale per il rinnovo del Contratto Collettivo del settore edile. 700 tra delegate, delegati e quadri sindacali hanno approvato la piattaforma rivendicativa che contestualizza le reali necessità di un settore riconosciuto fondamentale per la ripresa economica e sociale del paese. Formazione, salute e sicurezza, benessere, qualificazione del personale, giusto ed adeguato salario, trasparenza e legalità sono le parole chiave di una trattativa che ufficialmente sta prendendo il via. Invece resta in stallo la contrattazione per l’integrativo provinciale, la cui piattaforma è stata presentata alle parti datoriali industriali ed artigiane nel dicembre scorso. Gli operai edili bergamaschi che appartengono al settore industriale, già dal gennaio scorso hanno subito lo stallo della trattativa con la sospensione in busta paga del premio variabile (circa 32 euro al mese al terzo livello), a differenza del settore artigiano che ne aveva già concordato con il sindacato il mantenimento anche per tutto il 2021.

Riteniamo importante, soprattutto vista l’attenzione che viene data in questo momento al settore edile, non perdere tempo e riprendere immediatamente anche la contrattazione provinciale, tenuto conto del momento storico che vede la nostra provincia interessata da importanti investimenti in infrastrutture e riqualificazione urbana”, è il pensiero espresso dai segretari generali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil di Bergamo Mancin, Alloni e Fratus.  

Non possiamo agire in maniera disgiunta, serve fare sistema perché è sempre più evidente la necessita di rafforzare le relazioni, anche con le istituzioni, utili a governare dentro uno scenario di regolarità, congruità e legalità l’opportunità che si prospetterà anche grazie ai numerosi finanziamenti stanziati ed in previsione di stanziamento. Non basta denunciare la carenza di manodopera e la necessità di personale qualificato, anche nel segno dell’innovazione e della sostenibilità, se le aziende non riconoscono il giusto e adeguato inquadramento professionale, astenendosi dal dialogare con il sindacato sugli adeguamenti economici” – continuano i segretari generali –. Infatti, nonostante il settore edile dalla riapertura dopo il lockdown sia in costante crescita, come dimostrano i dati delle due casse edili, non possiamo dire la stessa cosa per le condizioni economiche dei lavoratori.”.

Da un’analisi fatta di recente su dati in possesso delle Casse bergamasche si evidenzia che su un totale di addetti pari a 13.826 unità risulta che la maggiore parte di questi è inquadrata a livelli professionali molto bassi (sul totale degli addetti, il 66% non supera il secondo livello, seppur in maniera considerevole molti lavoratori hanno una lunga anzianità nel settore con diffusa conoscenza sulla conduzione di mezzi da costruzione , come certificato dalle Casse  edili”. “L’opportunità data al settore in questo momento non aspetta gli indecisi e non si ferma dentro ingiustificate dietrologie – commentano Giuseppe Mancin, Simone Alloni e Luciana Fratus.  

Bisogna coerentemente operare in modo che i lavoratori che si avvicinano al settore edile oggi, lo facciamo come un investimento per il proprio futuro e non come ripiego temporaneo condizionato dalla crisi che ha colpito in particolare altri settori. Per ricostruire basi più solide partendo dalla contrattazione, serve avere una visione più lungimirante e non di breve periodo, se si vuole veramente rilanciare un settore che sarà sempre più strategico nel quale gli enti bilaterali avranno un ruolo sempre di più predominante e la cui gestione deve essere realmente paritetica”, concludono Mancin Feneal Uil, Alloni Filca Cisl e Fratus Fillea Cgil.

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