L’intervista di Luigi Sbarra a L’Eco di Bergamo pubblicata sabato 6 marzo 2021

intervista di Luigi Sbarra

Il lavoro resta la prima emergenza sociale del Paese, ma lo si salva e lo si crea solo se ripartono gli investimenti: con questo approccio, che rilancia la concertazione, il neosegretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, inaugura il suo mandato alla guida della Confederazione.

Segretario Sbarra, la sua elezione segna una continuità negli indirizzi della Cisl: con l’emergenza Covid che s’aggrava, come intendete rilanciare la voce dell’Italia che soffre?
Guardi, noi continueremo nel solco tracciato, con coerenza e tenacia, da Annamaria Furlan a cui va tutta la nostra stima, il nostro affetto ed il ringraziamento per quello che ha fatto in questi anni per la Cisl e per l’Italia. Le nostre parole d’ordine restano lavoro, unità del Paese, riduzione delle diseguaglianze, innovazione, contrattazione, partecipazione. Con questi valori intendiamo impegnarci anche in questa fase difficile di ricostruzione, affrontando con senso di responsabilità sia l’emergenza sanitaria sia quella sociale ed occupazionale.

Sussidiarietà, servizi alle persone, un altro welfare, partecipazione dei lavoratori: il rilancio Cisl passa da qui?
La Cisl è stata in questo anno di pandemia un presidio di sostegno sussidiario e di tenuta sociale. Una trincea di solidarietà, di servizi alle persone a partire da Inas e Caf, che hanno continuato a lavorare nei modi e nelle forme concesse, sfidando il pericolo. Dobbiamo rafforzare questo welfare sussidiario, riconoscere concretamente il ruolo straordinario e generativo dei corpi intermedi e coinvolgere i lavoratori nelle decisioni aziendali e nella governance delle imprese.

Dal governo Draghi vi aspettate una nuova fase della concertazione dopo gli anni della «disintermediazione»?
Occorre costruire insieme un nuovo modello di sviluppo del Paese, utilizzando bene le ingenti risorse che l’Europa ci ha assegnato con il Next Generation Ue. Così come fece Ciampi negli anni ‘90, bisogna aprire una stagione di vera concertazione in cui ciascuno possa fare la propria parte su grandi obiettivi condivisi: investimenti pubblici, innovazione, rilancio della sanità, della scuola, della pubblica amministrazione, riforma del fisco, nuove politiche sociali e sostegno alla non autosufficienza.

Sicurezza sui luoghi di lavoro, aggiornamento degli accordi dell’aprile 2020, smart working: ci faccia il punto.
Abbiamo aperto un confronto con il governo per aggiornare i due protocolli su salute e sicurezza stipulati un anno fa. Occorre avviare una verifica su alcuni temi: ad esempio i lavoratori fragili, la gestione degli spazi comuni ed i rientri in sicurezza delle persone guarite e uscite dalla quarantena. Abbiamo confermato la disponibilità a sostenere il piano vaccinale, però bisogna accelerare sull’approvvigionamento delle dosi, identificare i centri di vaccinazione ed assumere personale dedicato.

Un nuovo patto sociale, un nuovo rapporto imprese-lavoratori?
Sì, penso che il cambiamento necessario passi per una stagione forte di accordi tra le parti sociali, a partire dal rinnovo di tutti i contratti privati e pubblici. Dobbiamo governare insieme cambiamenti e trasformazioni del mercato del lavoro, innovare le relazioni industriali per coniugare tutela dell’ambiente, utilizzo intelligente delle nuove tecnologie, formazione, produttività, qualità e stabilità del lavoro e di ciò che si produce. Questa è la sfida.

Chiedete la proroga del blocco dei licenziamenti, ma a che punto siamo con la riforma degli ammortizzatori sociali?
Il blocco dei licenziamenti, secondo noi, deve andare avanti per tutta la durata dell’emergenza sanitaria. Abbiamo iniziato a discutere con il governo su come cambiare il sistema degli ammortizzatori sociali rendendolo universale, assicurativo e mutualistico. Ma dobbiamo rilanciare l’iniziativa sulle politiche attive per il lavoro, finanziare contratti di solidarietà difensivi ed espansivi e mettere in moto una dinamica di investimenti pubblici e privati. Il lavoro non lo salviamo e non lo creiamo con le leggi, ma solo se ripartono gli investimenti. Questa è la grande vera emergenza.

Nel suo discorso d’insediamento ha messo al centro il lavoro per i giovani e le donne: da che parte cominciare?
Il futuro non può che fondarsi sui giovani e sul protagonismo delle donne nel lavoro. Bisogna fare molto di più su questo fronte. Occorre favorire le assunzioni con ulteriori decontribuzioni, nuovi meccanismi di apprendistato, incrementare i congedi parentali, sostenere le donne nella conciliazione vita-lavoro, con servizi sociali efficienti, più asili nido, sostegni alla natalità ed al lavoro di cura. Un gigantesco cambiamento sociale e culturale.

Lei ha lanciato l’allarme per il Sud, ma lo sviluppo del Mezzogiorno passa anche dalla ripresa delle filiere produttive del Nord: dove si trova il punto d’equilibrio?
Guardi, io penso che l’Italia vive della propria unità. Dobbiamo rinsaldare il patto fondativo tra Nord e Sud, ricucire le spaccature storiche tra aree forti e deboli, sapendo che la pandemia ha causato danni incalcolabili a tutto il tessuto produttivo del Paese, soprattutto nel terziario, turismo, ristorazione. Nessuno può farcela da solo. Dobbiamo lavorare per una maggiore coesione sociale, investendo sulle infrastrutture che servono al Nord come al Sud, sostenendo ricerca e digitalizzazione, con una nuova politica industriale rispettosa dell’ambiente. Bisogna ripartire dalla formazione, dalla scuola e dall’università. Il punto d’equilibrio è dare un’opportunità di crescita sociale e culturale a tutti.
(Intervista di Franco Cattaneo pubblicata su l’Eco di Bergamo il 6 marzo 2021)

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