Livello territoriale obbligatorio per l’integrazione dei servizi socio-sanitari

Considerata l’esperienza di questi ultimi mesi e la capacità di rispondere con immediatezza all’emergenze, il livello territoriale è quello ottimale per pensare a interventi utili a sostenere le tante fragilità emerse nel lockdown. Per questo chiediamo con forza che il ridisegno della medicina territoriale, dell’integrazione territoriale tra sociale e socio-sanitario non parta dalla diminuzione o dalla soppressione degli ambiti territoriali, ma dalla restituzione ai Comuni, da gestire in forma associata,  la piena autorità sui temi della salute. Proprio l’integrazione tra intervento sanitario e sociale è quella che ha fatto emergere le maggiori criticità nei giorni della pandemia, e oggi non deve più costituire un alibi”.

Mario Gatti, segretario Cisl Bergamo, sintetizza così la posizione del sindacato di via Carnovali, soprattutto dopo la lettura e l’analisi che il Dipartimento Welfare dell’organizzazione ha fatto sulla rendicontazione UTES (Unità Territoriali coincidenti con i 14 ambiti, dedicate alla gestione dell’Emergenza Sociale), secondo la quale, gli interventi a supporto delle fragilità dal 6 aprile al 24 maggio 2020 sono aumentati del 300%. Gli uffici degli ambiti hanno messo in fila le chiamate e gli interventi per iniziative legate ai bisogni sociali, non solo sanitari che il Covid ha fatto esplodere: dai pasti a domicilio alla consegna di spesa e farmaci fino al supporto psicologico.

In totale, in un mese e mezzo, i Comuni e le strutture sociali degli ambiti hanno effettuato quasi 100 mila interventi per più di 60 mila persone, per lo più anziani e soli, stravolti nella quotidianità da quarantena e distanziamenti. Ma non solo anziani: il servizio di supporto psicologico attivato da ATS ha interessato persone con età tra i 40 e 50 anni, una fetta di popolazione che si trovava a gestire una situazione di grande angoscia e insicurezza, oltre che gli operatori sanitari che si trovavano ad interagire quotidianamente con queste angosce. Nell’elenco, non compare il peso delle misure che i singoli Comuni sono stati capaci di implementare integrando l’intervento degli Ambiti, rendendo ancor più drammatico il quadro dell’emergenza a cui i Comuni bergamaschi hanno saputo rispondere con indubbia efficacia.

Cisl Bergamo legge questi campanelli d’allarme, legati a bisogni sociali, evidenziati da ATS e Ambiti, per estrarne contenuti e richieste politiche da sottoporre al confronto con Regione, comuni e ATS nell’ottica di un ridisegno del Welfare, della sanità e della sua integrazione con il territorio.  “Il Covid – conclude Gatti -,  ha lasciato segni profondi nella quotidianità. Le nuove povertà sono cresciute in misura esponenziale, come emerge anche dai numeri delle richieste ISEE. La perdita del lavoro si ripercuote sulla sfera intima delle persone e delle famiglie, dando segnali e disagi spesso difficili da riparare. L’ambito territoriale dell’intervento socio-sanitario è quello che nella nostra provincia, nonostante le gravi mancanze finanziarie legate ai trasferimenti di Stato e Regione, ha sempre saputo fornire risposte flessibili a domande importanti. Per questo ci batteremo per il rafforzamento del livello territoriale del servizio pubblico, con il supporto di un privato in ottica solidale dando maggior forza ai Comuni e ai 14 Ambiti bergamaschi”.

Potrebbe piacerti anche

Archivi

Categorie

Tags:

Altri post simili