“L’abbandono del tavolo delle trattative da parte di Federlegno, avvenuto nel corso dell’incontro di ieri, è un atto gravissimo che dimostra lo scarso valore che la controparte attribuisce alle relazioni industriali”. E’ la dichiarazione di Giuseppe Mancin, Massimo Lamera e Luciana Fratus, rispettivamente delle segreterie provinciali di FENEAL UIL, FICLA CISL e FILLEA CGIL. In gioco c’è il rinnovo del CCNL Legno, strumento che a Bergamo interessa oltre 3000 lavoratori per circa 300 aziende. Trattative interrotte con una decisione presa dalla delegazione di FederlegnoArredo.
“Negli incontri svolti in 17 mesi di trattativa, – continuano i tre sindacalisti – le delegazioni sindacali hanno sempre dimostrato disponibilità a trovare soluzioni condivise alle esigenze delle imprese, senza avere risposte esaustive né sulla parte normativa, né sulla parte economica della nostra piattaforma. Federlegno, da parte sua, ha dimostrato dal primo momento la volontà di perseguire un modello di impresa basato non sulla qualità del lavoro, sugli investimenti, sulla professionalità e sul benessere organizzativo, ma sulla riduzione dei costi e su una gestione unilaterale dell’organizzazione del lavoro”.
Preso atto che per Federlegno le proposte del Sindacato pretendono di caricare di obblighi burocratici le aziende e blindare il normale svolgimento delle normali attività d’impresa, FENEAL, FILCA e FILLEA propongono invece, un modello di “democrazia industriale che in primo luogo si rivolga alle Rappresentanze Sindacali Unitarie e ai lavoratori e alla loro capacità di rapportarsi all’organizzazione del lavoro, supportando la produzione e la competitività delle aziende stesse. La partecipazione dei lavoratori diventa fondamentale per un’organizzazione del lavoro in linea con l’evoluzione dell’industria 4.0 e le relative competenze. Tra l’altro, è stata fatta un’apertura importante sul tema della stagionalità ed anche il tema delle percentuali della somministrazione di lavoro è sempre stato affrontato senza porre pregiudiziali.
Il modello proposto punta ad aumentare l’estensione della contrattazione di secondo livello, dove il dialogo proficuo tra lavoratori e aziende potrà e dovrà essere vincente. Solo in tal modo potremo costruire comunità aziendali coese in grado di poter superare questo periodo di crisi economica conseguenza dell’emergenza covid.
“Intanto – sottolineano Mancin, Lamera e Fratus – in provincia la situazione è particolarmente incerta. Pesa l’incognita di quanto succederà nel prossimo autunno. Confidiamo in una riapertura del dialogo e in ravvicinata adozione del nuovo CCNL, che si riallinei agli altri contratti dei materiali da costruzioni, perché in gioco non ci sono solo miglioramenti retributivi e normativi, ma il futuro del settore”. Nel frattempo sigle le categorie di CGIL CISL UIL stanno pensando a iniziative di agitazione per tutto il settore, con modalità che verranno comunicate dopo le assemblee in tutti i luoghi di lavoro.