Il primato bergamasco di 32 vittime sul lavoro per il Covid-19

32 vittime sul lavoro per il Covid-19

Trentadue lavoratori bergamaschi sono morti a causa del Covid-19 contratto sul posto di lavoro. E’ il dato, aggiornato al 30 giugno, che emerge dal rapporto dell’Inail. In Italia si contano 252 casi a fronte di un numero di contagiati che si attesta a 49.986.  Decessi che per l’82,5% dei casi riguarda uomini con un’età media di 59 anni. La Lombardia è la regione maggiormente colpita: 44,8% delle morti: 32 a Bergamo, 22 a milano, 20 a Brescia e 16 a Cremona. 

Bergamo – commenta Danilo Mazzola, Segretario Cisl Bergamo – si trova ancora una volta a fare i conti con un primato poco invidiabile. Sicuramente all’inizio della pandemia hanno pesato le carenze organizzative e un sistema di informazione inadeguato e improvvisato. Tali condizioni hanno esposto al contagio più di 2.000 lavoratori bergamaschi e 32 di loro hanno perso la vita in un territorio fortemente colpito dall’epidemia

Lavoratori – prosegue Mazzola – che sono stati contagiati nello svolgimento della propria attività, in particolare in ambito sanitario ed assistenziale. Sicuramente dopo un primo momento di sbandamento, i protocolli che le nostre RSU e le categorie sindacali hanno messo a punto, sono riusciti a contenere l’espandersi del contagio e a limitare i focolai in molte aziende, soprattutto quelle più ‘affollate’. Attenzione e vigilanza vanno tenute ancora alte vista l’evolversi della pandemia nel resto d’Europa. A partire da oggi diventa sempre più irrinunciabile una campagna di informazione che permetta ai lavoratori di conoscere i diritti legati all’infortunio da Covid, accedendo così a ogni forma di tutele che la legge mette loro a disposizione”.

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