Annamaria Furlan a Bergamo il 9 luglio. L’intervista a L’Eco di Bergamo

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Lotta all’evasione fiscale, pieno sostegno al Mes e denuncia del ritardo nel decidere («Stiamo perdendo tempo prezioso in modo incomprensibile»), riforma degli ammortizzatori sociali, giudizio interlocutorio sul primo step del decreto Semplificazioni, dialogo con Confindustria. Annamaria Furlan, leader Cisl, domani sarà a Bergamo per incontrare la Confederazione guidata da Francesco Corna. «La visita del presidente Mattarella nei giorni scorsi a Bergamo è stato un momento di commozione per tutto il Paese. Sono state importanti le sue parole di cordoglio e di vicinanza nei confronti della comunità bergamasca così profondamente colpita dall’epidemia. In questi mesi difficili – spiega la segretaria – anche noi siamo stati molto legati ai dirigenti e agli attivisti bergamaschi della Cisl e ho tanta voglia di abbracciarli». «La presenza della segretaria generale alla riunione del nostro Comitato esecutivo – dice Corna – vuole significare prima di tutto la vicinanza di tutta la Cisl alla nostra provincia. Rifletteremo insieme sul quadro nazionale e sulle dinamiche del nostro territorio».

Segretaria Furlan, lei teme, con un giudizio ormai diffuso, un autunno estremamente difficile?
«Lo dicono, e lo ribadiscono, anche gli ultimi dati di Bankitalia: è stato colpito il reddito di metà della popolazione, le previsioni del Pil a -12%, la perdita della produzione industriale dal 24% fino ad un drammatico 30%. Tutti gli indicatori sono peggiorativi, ma fermare il Paese per bloccare il contagio era necessario. Con gli Stati generali, un momento importante al quale siamo andati con le nostre proposte, è finita la fase d’ascolto e il governo deve passare, insieme con le parti sociali, alla definizione delle priorità per far ripartire il Paese. Altrimenti non solo l’autunno, ma anche il prossimo anno sarà assai critico».

Un lungo elenco.
«Stabilire le priorità significa individuare i bisogni primari. Investimenti e sblocco delle infrastrutture, innovazione e ricerca, banda larga e ultralarga ancora assente in gran parte d’Italia, digitalizzazione e riorganizzazione della pubblica amministrazione, interventi sulla formazione. Sottolineo come ad oggi siamo ancora in attesa di definire con il governo il protocollo su come riapriranno le scuole a settembre ed anche con la giusta garanzia del numero dei docenti e del personale. Ecco perché bisogna definire le priorità. Occorre un patto sociale. Per fare tutto questo non si possono sprecare le tante risorse che arriveranno dall’Europa, una svolta positiva di cui si deve essere consapevoli e che va colta qui e ora».

Non pensa che sul Meccanismo europeo di stabilità (il Mes che destina 37 miliardi alla sanità italiana) il governo stia perdendo tempo?
«Certo, sta perdendo tempo prezioso in maniera davvero incomprensibile. Sono miliardi il cui unico vincolo è quello di venire utilizzati per la sanità, destinazione di cui abbiamo assolutamente bisogno. Nell’invitare il governo a utilizzare questi soldi, non capiamo, ai fini dell’interesse generale, il dibattito nella maggioranza e fra questa e l’opposizione. La pandemia ha confermato l’urgenza di investimenti significativi e quanto sia decisivo avere un sistema sanitario pubblico capace di affrontare le emergenze: occorre presidiare la sanità territoriale, assumere medici e infermieri dopo anni e anni di tagli ai posti letto e alle piante organiche. Non avessimo avuto tutte queste insufficienze, avremmo potuto affrontare il Covid in modo diverso. Con la copertura del Mes in ambito sanitario, i circa 170 miliardi del Recovery Fund, ancora in discussione in sede comunitaria, potrebbero essere utilizzati in campo economico a sostegno delle aziende e delle famiglie».

La sua valutazione del decreto Semplificazioni.
«Lo stiamo esaminando in modo approfondito. Anche noi pensiamo che bisogna sbloccare i cantieri per le tante opere pubbliche di cui il Paese ha bisogno, riducendo le stazioni appaltanti e le autorizzazioni. E’ evidente che la pubblica amministrazione vada semplificata, utilizzando la digitalizzazione e le tecnologie. Questo, però, non può assolutamente avvenire alleggerendo gli strumenti che garantiscono trasparenza negli appalti, legalità e sicurezza nei cantieri. Per noi restano fondamentali. Su questo versante servono miglioramenti significativi».

Il governo ha annunciato, per la prossima settimana, un tavolo sulla riforma fiscale.
«È un fatto positivo. Speriamo che sia davvero la svolta che noi auspichiamo. Da almeno due anni ci battiamo perché finalmente si realizzi una riforma fiscale che faccia pagare meno tasse a quelli che le pagano sempre (lavoratori dipendenti e pensionati), che mantenga la progressività come stabilito dalla Costituzione e che metta al centro il lavoro. Quindi: fisco più leggero nelle buste paga e meno tasse per quelle imprese che assumono e che investono nell’azienda. Chiediamo una riflessione a 360 gradi per modificare fortemente il fisco e che dia una spallata autentica e significativa all’evasione, un fenomeno ancora terribilmente presente in Italia».

La Cisl è critica verso il reddito di cittadinanza, ma cosa dice del reddito d’emergenza?
«Durante l’emergenza sanitaria abbiamo chiesto con forza al governo di sostenere imprese, famiglie, lavoratrici e lavoratori: era fondamentale allora e continua ad esserlo. In questo contesto abbiamo chiesto la proroga della Cassa integrazione e lo stop ai licenziamenti per tutto l’anno, perché ne avremo bisogno. Ma bisogna occuparsi anche delle politiche attive, della riqualificazione e della formazione delle nuove competenze dei lavoratori. Il reddito d’emergenza ha dato, e può dare, alcune risposte a chi non può ricorrere ad altro. Serve rivedere, tuttavia, il sistema degli ammortizzatori: vanno razionalizzati, anche per rendere più fluido il percorso e i tempi di erogazione. Pure su questo abbiamo chiesto un confronto con l’esecutivo».

Ma sui tempi non ci siamo ancora.
«Permane una situazione di sofferenza, anche se in parte il pregresso è stato recuperato. Anche per questo serve una riforma: basti pensare che per la Cassa in deroga, prima dell’ultimo provvedimento, erano necessari addirittura 4 passaggi tra Inps e Regioni. Occorre un atto riformatore complessivo: se sapremo decidere le priorità degli investimenti e fare le riforme, da quella del fisco e degli ammortizzatori, di cui c’è assolutamente urgenza, potremo affrontare autunno e inverno con meno ansia. Il governo deve passare dalle tante analisi alla stesura dei progetti da presentare all’Europa».

Non le pare che stavolta sia una crisi da ceto medio, diversa dal solito?
«La crisi in realtà sta colpendo tutti i ceti e le piccole e piccolissime imprese, che occupano milioni di lavoratori, sono le realtà più a rischio. L’emergenza picchia duro anche al Nord, il cuore del manifatturiero e il più colpito dalla pandemia. Bergamo ne sa qualcosa. Senza dimenticare che ancora non avevamo recuperato tutto rispetto alla recessione del 2008. Se non si interviene con soluzioni adeguate e tempestive, si può creare davvero una congiuntura peggiore e più prolungata di quella vissuta negli anni scorsi. Insisto, poi, su un punto per scongiurare il ritorno del virus: prevenzione e rispetto delle regole nei luoghi di lavoro e all’esterno restano un imperativo inderogabile. Non possiamo reggere un’altra chiusura: da qui il nostro appello per mantenere gli standard di sicurezza».

Lei sta dialogando con il neopresidente di Confindustria, Bonomi, molto severo con il governo, a tal punto che qualcuno ha parlato di da parte degli industriali.
«Dobbiamo riprendere quello che siamo stati capaci di fare in questi mesi e negli anni scorsi: un dialogo proficuo tra le parti sociali e poi, insieme, avere un dialogo con il governo. Con Confindustria, in particolare, dobbiamo ripartire dal Patto di fabbrica firmato da tutti i sindacati nel marzo 2018: uno strumento che interpreta la contrattazione in chiave moderna attraverso la partecipazione, la centralità dell’impresa ed il ruolo dei lavoratori, con l’obiettivo di rafforzare la produttività e la competitività del sistema produttivo. Credo sia finito il tempo di parlarci attraverso i giornali. Ci si deve sedere attorno al tavolo per identificare gli strumenti e le priorità da presentare al governo, partendo proprio dalle cose che abbiamo condiviso in questi ultimi anni».

da L’Eco di Bergamo dell’8 luglio 2020 (Franco Cattaneo)

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