“Una stagione sindacale indimenticabile, che ha generato strumenti e scelte irrinunciabili”. Francesco Corna, Segretario Generale Cisl Bergamo ricorda il 50° anniversario dell’approvazione dello Statuto dei Lavoratori. Dalle lotte e conquiste sindacali di cinquanta anni fa, infatti, il parlamento italiano il 20 maggio del 1970 approvava lo strumento principe del diritto del lavoro nel nostro paese. “Oggi bisogna affrontare – precisa Corna – la nuova fase rimettendo al centro la tutela della persona e la dignità del lavoro verso il traguardo di una piena democrazia economica. In situazioni come l’epidemia che stiamo affrontando, alcune scelte sono tuttora rese possibili dall’impianto filosofico e politico che lo Statuto impose, anche se in una condizione sindacale totalmente diversa”.
Corna ricorda che le regole contenute nello Statuto sono la sintesi delle grandi lotte e conquiste avvenute nelle aziende maggiormente sindacalizzate, che poi trovarono concretezza legislativa nella legge 300, con un grande contributo anche del territorio bergamasco, con i suoi luoghi di lavoro storici e dei suoi dirigenti. Nonostante le “ritrosie” iniziali, infatti, anche la CISL, da sempre sostenitrice della libera contrattazione avversa a interventi legislativi, collaborò alla stesura definitiva della norma. Si legge nel volume La Cisl al bivio? Gli anni Settanta in Lombardia nel racconto dei testimoni (Edizioni Lavoro): “… alla fine tutti si convinsero che una tutela diversa anche dell’attività sindacale dentro le fabbriche era necessaria. E lo statuto veniva salutato come l’ingresso della costituzione in fabbrica. Nello Statuto c’è un salto qualitativo molto alto, una grande conquista.
Quell’anno, lo Statuto dei Lavoratori giungeva ad appianare un confronto sociale e politico che rischiava di diventare esplosivo. L’Autunno caldo aveva portato alla ribalta le rivendicazioni sindacali e operaie per diritti quali le 40 ore settimanali, i salari adeguati e nuovi rapporti con i datori di lavoro. “Lo Statuto dei lavoratori, a distanza di mezzo secolo dalla sua approvazione, – continua Corna – rappresenta tuttora lo scheletro giuridico che disciplina i rapporti tra lavoratori e imprese, a dimostrazione della lungimiranza delle forze politiche che vollero approvarla sotto la guida di Gino Giugni. Oggi, a 50 anni dalla sua introduzione dobbiamo aver chiaro che lo statuto non è un mero strumento legislativo, ma è un fattore di tutela delle persone. Per questo, alla luce dell’evoluzione del lavoro, non dobbiamo concentrarci sulle norme ma sulle esigenze delle persone, consapevoli che i principi rimangono uguali, mentre le regole possono cambiare con il contesto.
“Concentrarci sullo statuto, considerando solo l’aspetto giuridico, – conclude Corna – rischia di distorcere la funzione reale di tutela, producendo nuove norme e contenziosi infiniti, operazione nella quale nel nostro paese siamo specialisti . Serve invece un approccio che deve essere quello della contrattazione tra le parti che sa rispondere velocemente e in maniera puntuale alla realtà e garantisce realmente le persone. Le sfide del futuro della tutela dei lavoratori devono riguardare una formazione continua, anche in costanza di lavoro, per affrontare la complessità e per aumentare la consapevolezza; la partecipazione dei lavoratori nei luoghi di lavoro tramite uno sforzo collettivo che si esercita nei luoghi di lavoro e nella società, una costruzione di sé con gli altri con obiettivi comuni; un mercato del lavoro che partendo dalle fluidità del mercato attuale metta in campo nuovi meccanismi, per assistere e tutelare le persone nella transizione tra i lavori.
Dal sito della Cisl nazionale
“Alla nuova Confindustria del Presidente Bonomi ed alle altre associazioni imprenditoriali , oggi lanciamo una sfida: cambiamo insieme le regole del lavoro, rendiamo le nostre imprese più sicure, più innovative, attraverso relazioni industriali più moderne, più partecipative, adeguate alla prova della necessaria competitività e della globalizzazione“.
E’ quanto sottolinea oggi in un intervento sul quotidiano cattolico Avvenire la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan, a 50 anni dallo Statuto dei lavoratori. La leader Cisl ricorda che lo Statuto “fu indubbiamente una svolta per le relazioni industriali e la democrazia sindacale, frutto di anni di lotte operaie aspre per l’affermazione di diritti fondamentali ed il rispetto della dignità del lavoro. Oggi molte cose sono cambiate negli assetti economici e nel mondo produttivo. È emersa sempre più in questi anni l’esigenza di proteggere tutte le forme di lavoro, soprattutto quelle più flessibili ed atipiche, di garantire una giusta tutela ad ogni persona che lavora. Offrire, insomma, una vera sicurezza economica e professionale ai lavoratori per tutto l’arco della loro vita“.
A tal proposito la Furlan sottolinea che “non abbiamo bisogno di leggi, calate dall’alto, per regolare il mondo del lavoro ed estendere le tutele a chi oggi ne e’ privo. Chiediamo e lavoriamo insieme al Governo per un grande “patto sociale” per gestire uno dei tornanti piu’ difficili e piu’ drammatici delle nostra storia, per cambiare il nostro modello di sviluppo e ricostruire profondamente il nostro Paese che non vogliamo più sia quello di prima“.
Aggiunge la leader Cisl. “Un accordo di concertazione per ridisegnare l’economia a cominciare dagli investimenti nel Mezzogiorno, lo sblocco delle infrastutture, una vera sburocratizzazione, la sostenibilità ambientale, il riassetto del territorio, l’innovazione, la ricerca, la diffusione della banda larga. Uno sforzo straordinario di partecipazione delle parti sociali ai processi innovativi, dal Green New Deal, alla transizione digitale, attraverso progetti di formazione, riconversione, riqualificazione permanenti. Bisogna promuovere lo sviluppo, uscire dalle logiche solo assistenziali, ricostruire un tessuto produttivo frammentato e sfibrato da anni di crisi e dalla mancanza di investimenti capaci di sostenere reti, occupazione e produzione, anche alla luce dei grandi cambiamenti tecnologici in atto. Oggi dobbiamo, insomma , ripartire dalla centralità del lavoro e della persona, utilizzare questa fase di ricostruzione per cambiare anche il nostro modello capitalistico. Ci fa piacere che anche la Cgil parli oggi di forme di partecipazione dei lavoratori, un tema “fondativo” per la Cisl. In un momento in cui lo Stato giustamente si fa carico di sostenere la ricapitalizzazione delle imprese, con compensazioni a fondo perduto dei mancati ricavi, aiuti specifici per i settori più colpiti, mobilitando ingenti risorse pubbliche, di tutti, il Governo si dovrebbe fare promotore di una legge di sostegno per allargare la “governance” delle aziende ai rappresentanti dei lavoratori e degli altri stakeholders. Oggi abbiamo una occasione storica per introdurre nel nostro paese la democrazia economica, che è la vera garanzia per difendere e favorire gli investimenti in Italia di tutte le imprese, a partire da Fca“.