Un turismo bergamasco fragile fragile. Tanti i punti di domanda

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La principale preoccupazione nel settore turistico non riguarda la Fase 2, ma la Fase 3. Le domande si fanno preoccupanti. Quest’estate le strutture turistiche potranno operare? I turisti potranno arrivare da altri territori ed altre Regioni? I lavoratori potranno essere riassunti? Avranno lavoro gli stagionali? Stiamo parlando di un’industria che complessivamente a Bergamo conta circa 7.000 imprese con 32.000 addetti, stagionali esclusi.           

La Fisascat Cisl Bergamo è davvero preoccupata per la tenuta delle aziende a vocazione turistica e per i livelli occupazionali.  La categoria che si occupa di commercio e turismo sottolinea l’importanza che il turismo ha per la provincia e la consapevolezza che è sicuramente uno dei settori più colpiti dagli esiti della pandemia e che tarderà a ripartire.

“Da pochi anni il turismo a Bergamo sta crescendo, – dice Alberto Citerio, segretario generale della categoria  – cominciando a diventare un settore trainante della crescita economica ed occupazionale; ma rimane un settore fragile in cerca di professionalità nuove e di un consolidamento dei risultati.  In questa logica andava anche l’importante accordo territoriale sulla stagionalità sottoscritto lo scorso anno con Ascom e che ha dato buoni risultati.  È già il momento di ragionare sui nuovi modelli di aggregazione, sulla loro sostenibilità economica e sui posti di lavoro da conservare. Come organizzazione sindacale abbiamo la responsabilità di salvaguardare salute e sicurezza insieme alla ripresa economica”.

In questo momento – continua Citerio – alcuni lavoratori del comparto stanno percependo ammortizzatori sociali, ma altrettanti (quelli definiti stagionali) non hanno ammortizzatori, non hanno prospettive di lavoro e attendono il bonus di 600 euro che per tanti ancora deve arrivare. Abbiamo anche i circa 8.000 lavoratori e lavoratrici intermittenti oppure a chiamata che sono esclusi dagli ammortizzatori sociali e senza reddito da due mesi e mezzo: una perdita per tutto il settore”.

Fisascat Cisl ritiene che le misure varate dal Governo non siano sufficienti.
Siamo pronti a dare il nostro contributo – conclude Citerio – e invitiamo le associazioni datoriali a dare il via a comitati attraverso gli organismi paritetici territoriali, per accompagnare le imprese e i loro dipendenti, per iniziare a redigere protocolli sulla sicurezza. In una fase così delicata serve il rispetto delle regole da parte di tutte le aziende; una concorrenza sleale che danneggerebbe ulteriormente tutto il settore”.

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