A Bergamo boom di lavoratori occupati nell’agricoltura

Non più braccia rubate all’agricoltura, ma dall’agricoltura conquistate. L’ultima rilevazione dei contratti di lavoro in provincia di Bergamo segnala un sorprendente +7.975% legato ai contratti trasformati nel “primario”, tra campi, vigneti e serre. In pratica, quasi 1000 lavoratori sono entrati a rinforzare la massa degli addetti agricoli orobici, e molti sono giovani, passati attraverso il lavoro a chiamata, l’avventizio e i tanti tempi determinati che caratterizzano il settore.

Un salto in avanti consistente, dopo anni di sofferenza, con un mercato agricolo tornato ad assorbire sia imprenditori che manodopera e soprattutto la campagna che torna ad esercitare fascino verso i giovani, spesso disincantati da esperienze in altri settori”, dice Gigi Bramaschi, Segretario generale di Fai Cisl Bergamo, soprattutto importante se si pensa che l’anno scorso i contratti “trasformati” sono stati solo 12, e ancor più significativo visto che a livello nazionale il dato Istat sull’occupazione agricola fa segnare un -0,1%. 

Il settore agricolo è sicuramente attrattivo e in crescita con dati interessanti sull’occupazione anche giovanile. nel settore prevale occupazione prevalentemente a tempo determinato, rinnovabile secondo l’andamento del mercato. In generale, i contratti prevalenti sono il Contratto nazionale e quello provinciale (primo e secondo livello di contrattazione) per operai e Impiegati Agricoli Florovivaisti”.

La crescita è costante e dura da qualche anno – continua Bramaschi -, anche se riguarda soprattutto lavoratori a tempo determinato visto che dal 2011 al 2017 (Dati Inps) l’incremento di questo tipo di assunzioni è stato del 55%, mentre per i lavoratori fissi negli stessi anni sono cresciuti solo del 1,4%”.

I settori con maggiore assorbimento di manodopera a Bergamo sono senza dubbio quelli dell’ortofrutta, delle coltivazioni industriali e del florovivaismo. Va però sottolineato che il contratto più diffuso è quello dell’avventiziato ed è temporaneo, in quanto legato ai cicli produttivi stagionali.

Sicuramente alla base di questo trend, c’è la dinamicità del settore agroalimentare visto che, in controtendenza con l’andamento generale dell’economia, vede costantemente crescere negli ultimi anni il fatturato. Quello che conta però è che l’agricoltura goda rispetto al passato di maggiore attrattività da parte dei giovani, non solo per l’avvio di attività imprenditoriali, ma anche per il lavoro dipendente. L’evoluzione del settore richiede personale sempre più qualificato con molte tipologie aziendali investite da profonde innovazioni tecnologiche. Da questo punto di vista sarebbe sempre più importante uno stretto raccordo tra il mondo delle imprese con i loro fabbisogni e le scuole”.

In chiave occupazionale, comunque, solo il turismo presenta una performance migliore. Ma il settore permette, inoltre, di sviluppare una chiave di lettura sociale ben più profonda. Il mondo dell’agricoltura rappresenta anche per Bergamo un modo per far decollare l’integrazione e la cittadinanza: nelle imprese agricole della provincia, infatti, l’incidenza straniera nel numero degli addetti non ha eguali in nessun altro settore.

Non c’è settore come il primario – conclude Bramaschi – capace di mettere in relazione la persona con il territorio, di unirla ai valori e alla cultura della comunità, di emanciparla dal bisogno seguendo un modello di sviluppo sostenibile”.

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