Le tasse occulte per gestire le badanti

tasse occulte per gestire le badanti

Sorprende che il Governo, qualunque esso sia, continui imperterrito a formulare proposte che non tengano minimamente conto delle richieste e dei contributi delle parti sociali.  Mentre ci aspettiamo incentivi, sgravi fiscali, accesso facilitato e immediato  a servizi domiciliari  nell’urgenza delle situazioni, ovvero tutto ciò che può davvero  aiutare le famiglie ad affrontare il lunghi periodi di difficoltà quando si incontrano con la disabilità, ci scontriamo con l’evidenza di un governo che punta solo a fare cassa, e sempre a carico dei soliti noti: lavoratori dipendenti e, soprattutto, pensionati”.

Caterina Delasa, Segretaria generale Fnp Cisl Bergamo, reagisce così all’ultima ventilata ipotesi del Governo Conte, cioè quella di trasformare le famiglie in sostituti d’imposta di colf e badanti, imponendo così ai nuclei familiari di versare non solo i contributi Inps, ma calcolare anche Irpef e addizionali locali, detrazioni, aliquote e famigliari a carico, trattenendoli dalla busta paga del lavoratore, ha sollevato un fronte contrario bipartisan.

A Bergamo, sono quasi 5000 le badanti “regolari” e regolarmente assunte. Producono un “imponibile” di oltre 56 milioni di euro (secondo una proiezione compiuta sui dati del Caf Cisl) e su questi pagano le tasse. Ognuna di esse costa a una famiglia bergamasca tra i 15 e i 18 mila euro all’anno, quota destinata a salire se si vorrà aderire alle “elargizioni” di Regione Lombardia che punta alla creazione di un albo destinato solo alle diplomate ASA o OSS…

L’eventuale complicazione delle  procedure a carico delle famiglie, – continua Delasa – non incentiverà certo il lavoro regolare in questo settore, aggraverà il costo per le famiglie già in sofferenza per  il peso  economico dell’assistenza  e per la difficoltà di conciliazione degli impegni, perché dovranno ricorrere a figure professionali per non sbagliare”.

Per la Fnp Cisl, invece, serve un vero e strutturale aiuto fiscale alle famiglie che hanno bisogno di assistenza per far emergere il tanto ‘nero’ che ancora assilla il settore, con costi sociali e economici assolutamente ingenti. “Serve un intervento legislativo che ampli maggiormente le possibilità di deduzione del costo del lavoro domestico che  favorirebbe  l’emersione di molti irregolari oltre che la possibilità di ampliare l’accesso all’assistenza di molte altre famiglie”.

All’Inps Bergamo sono regolarmente registrati poco meno di 11.000 rapporti di lavoro domestico, con lavoratori regolarmente retribuiti, poco meno della metà riferiti a badanti. Al  netto dei ricoveri in RSA è naturale ancora pensare che almeno il doppio del regolare sia comunque irregolarmente attivo nelle case bergamasche.  A fronte di questi lavoratori regolari, continua ad essere prevalente il fai da te in nero delle famiglie con un’evasione fiscale e contributiva ancora ingente se si calcola che le retribuzioni anche in questo caso restano comunque mediamente intorno ai 1200/1300 euro mensili. Da ciò il sindacato dei pensionati Cisl sta aspettando qualche segnale da questo governo che vada nell’ottica delle richieste contenute nella piattaforma sindacale  che ponga attenzione anche ai problemi degli anziani e in particolare alla necessità di interventi sulla non autosufficienza”.

“Sorprende – conclude Delasa – che le  proposte avanzate di lotta all’evasione,  certamente ancora solo in discussione, vadano esattamente nella direzione contraria , complicando ulteriormente la vita degli anziani in difficoltà e insieme delle loro famiglie, senza risolvere seriamente, anzi aggravandolo,  il problema del lavoro nero delle assistenti famigliari. Meglio quindi fare leva sulla possibilità di detrarre le spese: allora sì che le famiglie sarebbero incentivate a dichiarare”.

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