Intervenga il Mise sulla vicenda Mercatone Uno

Intervenga il Mise sulla vicenda Mercatone Uno

In una nota di ieri dei commissari straordinari di Mercatone Uno ha reso noto che per tentare di risolvere la crisi della catena di arredamento (6.000 dipendenti circa in tutta Italia, un negozio a Verdello con 25 lavoratori) sono stati contattati 136 possibili acquirenti, di cui il 34% in Italia e il 66% all’estero. “Gli incontri – assicurano i commissari – proseguiranno fino alla data di presentazione delle offerte vincolanti, la cui scadenza è prevista al 31 ottobre 2019”, precisando che tra i loro obiettivi ci sono “la salvaguardia dei livelli occupazionali e la tutela degli interessi dei creditori, pur in una contingenza economica non favorevole”.

Tra i potenziali acquirenti, si scopre nella nota diffusa alla stampa, il 50% appartiene al settore arredo, nel 26% dei casi si tratta di realtà generaliste e nel 24% ad altri settori. Quanto alle dimensioni il 40% ha oltre un miliardo di euro di fatturato, il 42% tra 100 milioni e un miliardo, il 18% meno di 100 milioni. Nel 72% dei casi si tratta di società non quotate e nel 28% di quotate.

Fa piacere che i commissari abbiano impiegato il loro tempo in modo tanto costruttivo sottolinea Terry Vavassori, segretaria provinciale di Fisascat Cisl Bergamo, che segue la crisi dell’azienda -. Di sicuro hanno risparmiato sul tempo da dedicare agli incontri sindacali, visto che l’ultimo risale a luglio e quello fissato per il 16 settembre è stato fatto saltare. Da tempo aspettiamo la convocazione al MISE, luogo istituzionale nel quale ricercare accordi e soluzioni. Non è piacevole né professionale essere informati degli sviluppi della trattativa per tramite dei giornali, perché così si impedisce un democratico confronto e soprattutto viene meno l’ufficialità del procedere della vertenza, insinuando tra l’altro il dubbio legittimo che  i risultati siano tali da non permetterci certo particolari entusiasmi su possibili soluzioni positive: i feedback ad oggi ricevuti, infatti, dicono che solo il 10% dei contatti ha prodotto riscontri positivi; nel 19% sono negativi”.

“Niente – continua Vavassori – che possa togliere dalla testa dei lavoratori ancora in attesa di sviluppi la preoccupazione riguardo il loro futuro. La scadenza che pende sulle teste di 6.000 persone e il prossimo 31 dicembre: la nostra grande paura che il tempo si sta facendo sempre più stringente, e all’orizzonte non sta spuntando alcunché di rassicurante”.

Potrebbe piacerti anche

Archivi

Categorie

Tags: ,

Altri post simili