Partono a Bergamo le politiche attive per l’assunzione

politiche attive per l’assunzione

Ad oggi a Bergamo sono 2.424 le persone che dovranno affrontare il percorso dei “patti per il lavoro”, secondo lo schema del Reddito di Cittadinanza (RdC). I dati, forniti da Inps e Provincia di Bergamo, sono ancora provvisori, e possono variare in base alle nuove domande di RdC che sono in verifica o che potranno ancora essere presentate. Da settembre, comunque, con l’arrivo dei navigator, infatti, i Centri per l’Impiego della provincia inizieranno a contattare quanti sono risultati idonei a un percorso di avvio o riavvicinamento al lavoro tramite politiche attive stabilite dal decreto attuativo della legge.

Sul totale delle domande accolte dall’Inps di Bergamo (oggi sono 6.024) il 40% di queste può essere indirizzato verso i patti per il lavoro, mentre il restante 60% dovrà avviare i patti per l’inclusione sociale. “La prima riflessione che si può trarre da un dato simile – sostiene Danilo Mazzola, segretario Cisl Bergamo – è che nella nostra provincia ci sono 3.600 persone che sono talmente povere o in una condizione di disagio sociale profondo, che non sono in grado di lavorare, tenendo anche presente che, nonostante l’appello di numerose associazioni, tra le quali la Cisl orobica, i senza fissa dimora non possono far domanda di RdC”.

Per Mazzola un altro aspetto delicato da gestire saranno le politiche attive per chi sottoscriverà i patti per il lavoro, che obbligatoriamente dovranno essere accompagnate da percorsi di formazione e riqualificazione, necessari a rendere fattibile l’occupabilità di queste persone nel sistema del mercato del lavoro di Bergamo. Un mercato che sempre di più necessità di personale specializzato tecnico professionale, e che già evidenzia qualche segnale di difficoltà, soprattutto in settori come la grande distribuzione e l’automotive nel metalmeccanico.

“Questi percorsi di politiche attive – conclude Mazzola – saranno anche accompagnate dal sostegno economico dell’AdR (Assegno di Ricollocazione), che varia da 250 a 5.000 euro, e che viene riconosciuto non al lavoratore, ma all’ente accreditato all’assistenza alla ricollocazione, sia pubblico che privato”.

Potrebbe piacerti anche

Archivi

Categorie

Tags: ,

Altri post simili