Cisl e Caritas di Bergamo appoggiano la campagna che CISL Lombardia (protagonista dell’Alleanza regionale contro la povertà) ha avviato per concedere anche ai “senza fissa dimora” di poter usufruire del Reddito di Cittadinanza. Tra le condizioni per accedere al RdC, infatti, c’è la residenza sul territorio nazionale da almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 continuativi. Tali condizioni di fatto escludono le persone che vivono in condizione di marginalità estrema, coloro che vivono senza dimora. “Secondo il censimento Istat realizzato nel 2015 – ricorda Candida Sonzogni, segretaria Cisl Bergamo -, sono in Italia 50.000 le persone senza dimora. Tra questi, padri separati, anziani con la pensione minima, donne sole con figli, giovani che non riescono a trovare un lavoro, piccoli imprenditori falliti, lavoratori licenziati. Non hanno la residenza anagrafica, mentre quella fittizia, equiparata per legge a quella anagrafica, viene riconosciuta ad oggi solo da 200 Comuni in Italia. La situazione è da tempo critica anche a Bergamo, dove il numero dei “nuovi poveri” continua a aumentare”.
“I senza dimora – precisano dalla Caritas Bergamo – non hanno un posto fisso per dormire e mangiare, vivono la strada e non solo nel centro di Bergamo, ma gradualmente sono presenti oramai anche nei paesi dell’hinterland della città, in numero complessivo che si può stimare attorno alle mille persone. Il RdC, strumento pensato anche per i poveri, rischia di non dare risposte ai “più poveri”. Alla luce di tale esclusione è stata promossa da parte della Federazione italiana organismi per le persone senza dimora, insieme alla Onlus Avvocato di strada, una iniziativa di raccolta firme a sostegno della richiesta al Governo di rivedere i requisiti di concessione della misura. La petizione intende raccogliere 10mila firme entro il 31 maggio prossimo.