Donne lavoratrici a Bergamo: sempre meno e molto part-time

Donne lavoratrici a Bergamo

In dieci anni, a Bergamo, l’occupazione femminile è calata di quasi 6000 unità (dalle 120.000 del 2008 alle 114.000 del 2017), mentre il numero delle lavoratrici part-time è aumentato di 8.000 (dai 40.000 di 10 anni fa ai  48.000). “Sono sempre di più le donne – precisa Francesco Corna, segretario generale della Cisl Bergamo – costrette a lasciare l’impiego per occuparsi dei figli o comunque della cura della famiglia. Dal 2008 a oggi, la componente femminile della forza lavoro in provincia ha subito un drastico calo. La crisi ha giocato la sua parte, ma la mancanza di una legislazione adeguata e l’assenza o la carenza di servizi utili a agevolare il rapporto tra vita e lavoro sono state le condizioni determinanti nella scelta di molte donne, sia a abbandonare il posto di lavoro, sia a ridurre le proprie ore contrattuali”.

Dal 2008 a oggi, i contratti part-time sono aumentati di 19.000 unità: di queste, le donne  sono  quasi 12.000, più di 11 mila nei servizi, il resto tra industria e edilizia. E Bergamo, territorio storicamente vicino alla piena occupazione, rimane una delle provincie lombarde con il più basso tasso di occupazione femminile.  Qui, il tasso di occupazione femminile è del 54.2% contro una media regionale del 59.3. Infine, il dato delle dimissioni nel primo anno di vita del bambino: dalle 792 del 2012 (di cui 55 padri), siamo arrivati alle 1.435 del 2018 (con 355 domande dei partner maschi). E sono già 213 nel 2019, 51 di genitori maschi.

 “Anche per questo non bastano i tanti accordi integrativi che, soprattutto nelle grandi aziende, hanno iniziato ad introdurre buone prassi come lo smart working e la flessibilità oraria. È necessario – conclude Corna – difendere ed incrementare un’occupazione femminile qualificata e mettere in campo azioni mirate alle necessità di tutte le donne. Servono investimenti importanti per contrastare questa deriva che pregiudica la libera scelta tra famiglia e lavoro delle donne, e di conseguenza il futuro della nostra società. È ormai irrimandabile rivedere le politiche sociali nel nostro paese, mettendo prioritari il sostegno alla natalità e l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro”.

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