“Per Italcementi il tempo è scaduto e la vertenza non fa che complicarsi”: così i tre segretari generali provinciali di FENEAL UIL (Giuseppe Mancin), FILCA CISL (Simone Alloni ) e FILLEA CGIL (Luciana Fratus) di Bergamo hanno commentato l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico conclusosi con la proclamazione di uno sciopero per il 17 dicembre. Al confronto a Roma, l’azienda si è presentata senza un Piano industriale che rendesse esplicito come voglia organizzare la produzione in Italia dopo l’acquisizione di Cementir e di Cementir Sacci da parte della multinazionale tedesca Heidelberg. Dopo aver dichiarato di non essere disposta a integrare con un ulteriore sostegno il trattamento di Cassa straordinaria in corso (e che scadrà a fine anno), disdettando di fatto parte degli accordi sindacali, l’azienda non si è nemmeno detta disponibile a ritirare la procedura di licenziamento, oggi aperta per 65 lavoratori.
“Da parte del Governo, poi, a nostro avviso, – commenta una nota sindacale nazionale unitaria. – arriva un’interpretazione faziosa secondo la quale i lavoratori che hanno aderito al Piano sociale (cioè circa 180 persone, ancora in organico e in cassa) non possono godere della prosecuzione della CIGS. L’esecutivo ha poi sostenuto che negli anni passati l’utilizzo degli ammortizzatori sociali è stato richiesto solo per ‘spostare il problema’ degli esuberi e non per risolverlo. Di conseguenza la proroga della CIGS non è un atto dovuto secondo il Governo che, però, dimentica la gravità della situazione occupazionale aumentata dopo l’acquisizione di Cementir e Cementir Sacci e non tenendo in considerazione i dati positivi di riduzione degli esuberi (circa 400 lavoratori ricollocati) duranti i mesi di Cassa. Se venisse confermata la posizione del Governo, si creerebbe un precedente grave nella gestione delle crisi aziendali perché verrebbero penalizzati i lavoratori che aderiscono ai Piani sociali”.
In questi 3 anni l’attività sindacale ha consentito di mantenere in Italia il centro mondiale di ricerca del prodotto del gruppo Heidelberg e ha consentito di ridurre gli esuberi con un’attenuazione dell’impatto sociale. Se non venisse prorogata la Cassa (e nemmeno ritirati i licenziamenti), il 31 dicembre si produrrebbero 347 licenziamenti (di cui 30 in fase di transition).
Per queste ragioni il Coordinamento nazionale delle RSU del gruppo Italcementi e le segreterie nazionali di FENEAL, FILCA e FILLEA hanno proclamato uno stato di agitazione che prevede:
- affissione delle bandiere sindacali sui cancelli e sulle portinerie di tutti i siti produttivi e della sede di Bergamo;
- assemblee in tutti i luoghi di lavoro del Gruppo;
- blocco delle prestazioni straordinarie e delle flessibilità di orario di lavoro;
- proclamazione dello sciopero di gruppo il giorno 17 dicembre con una manifestazione nazionale in via Fornovo a Roma in coincidenza con l’incontro convocato al Ministero del lavoro.
Le organizzazioni sindacali e il Coordinamento nazionale delle RSU di Italcementi ribadiscono che hanno il diritto di conoscere gli assetti produttivi del Gruppo e i relativi investimenti e i lavoratori hanno il diritto a tutte le tutele sociali utili ad accompagnare questa difficile fase. “La multinazionale tedesca Heidelberg – hanno aggiunto i sindacalisti bergamaschi – deve rispettare gli accordi sottoscritti con i sindacati e il Governo deve assumere una posizione chiara rispetto alla protezione sociale di 347 lavoratori di Italcementi. I siti del Gruppo nella nostra provincia sono già stati colpiti pesantemente dalla riorganizzazione e la gente che ci lavora ha necessità di risposte concrete sulle strategie adottate. Un ulteriore periodo di Cassa ci permetterebbe di gestire con più tranquillità la ricollocazione di chi è, ancora oggi, senza un’opportunità di occupazione, andando a pesare in maniera meno drastica su un territorio già fortemente colpito”.