La Cisl chiede il potenziamento dei Centri Per l’Impiego

centri per l'impiego

Francesco Corna, segretario generale della CISL Bergamo, entra nel dibattito su CIG (Cassa integrazione in deroga) e la prossima finanziaria chiedendo occhi di riguardo alla situazione orobica. “Ci auguriamo – sottolinea Corna – che la discussione in atto in questi giorni, tra rinnovo di Casse Integrazioni e avvio del Reddito di Cittadinanza, non faccia perdere di vista la necessità della costruzione di un sistema di politiche attive in grado di accompagnare le persone che perdono il lavoro. Sostegni per nuova occupazione e non solo sussidi assistenziali , affinché tutti possano portare un contributo alla crescita del paese“.

Valorizzare le competenze delle persone

Per Corna, nella realtà industrializzata Bergamasca si deve puntare a valorizzare e riqualificare le competenze delle persone, potenziando le strutture che gestiscono le politiche attive del lavoro. “Purtroppo, – riprende il segretario generale – in tutt’altra direzione va la gestione dei centri per l’impiego in Lombardia, che si trovano oggi in un limbo in cui li ha lasciati il rimpallo tra Stato e Regione Lombardia”. Qui, i vecchi uffici di collocamento vengono rimbalzati tra Provincia (che non può assumere e non può “investire”) e Regione (che non vuole prendersene carico, nonostante una legge nazionale lo preveda).

L’indagine Fp Cisl

Secondo l’ultima indagine condotta da FP CISL, a Bergamo la platea di quanti utilizzano i vecchi uffici di collocamento si può facilmente stimare in oltre 52.000 utenti, che periodicamente “visitano” le 10 strutture, gestite da 61 dipendenti, più altri 7 assegnati al Collocamento Mirato per Disabili (contro i quasi 100 addetti della vicina Brescia). Nello scorso anno, i Centri per l’Impiego della provincia di Bergamo hanno gestito 52.183 accessi; stipulato 30.000 patti di servizio in attuazione del decreto 150; attivato 1.173 tirocini, altri 600 tra Dote Lavoro e Garanzia Giovani; sono state istruite 739 pratiche per Lavoratori Socialmente Utili presentate dalle Pubbliche Amministrazioni; segnalati 1780 LSU e 750 ne sono stati assegnati agli enti locali.

Servono almeno 100 addetti

I 10 Centri per l’impiego della Provincia di Bergamo – dice Angelo Murabito, segretario generale FP CISL provincialehanno registrato negli ultimi anni, e fino all’ultimo biennio, una considerevole crescita di iscrizioni e re-iscrizioni alla banca dati e, in generale, di richieste di accesso ai servizi da parte di un numero sempre crescente di lavoratori in difficoltà occupazionale, poiché espulsi dal mercato del lavoro o inseriti con forme contrattuali flessibili e precarie. Nonostante le performance positive, le risorse sono state sempre meno, e non solo a Bergamo, dove operano 68 addetti, ma ne servirebbero almeno 100 per la garanzia minima dei servizi”.

Un servizio fondamentale per il lavoro

Inoltre, proprio per il mancato ingresso di Regione Lombardia nella gestione dei Centri per l’Impiego, nei prossimi anni i pensionamenti “naturali” che si verificheranno non potranno essere sostituiti da nuovo personale, perché la Provincia non può assumere. “Da tempo – continua Murabito – chiediamo che Regione Lombardia agevoli l’avvio di un dialogo tra pubblico e privato, sul modello di quanto accade già a Milano, per la gestione dei Centri, garantendo chiarezza per i lavoratori, per dare qualità ad un servizio che serve ai cittadini che hanno più difficoltà, perché in cerca di lavoro. I Centri per l’impiego sono un servizio fondamentale per le politiche attive del lavoro. Sostengono i cittadini disoccupati, inoccupati, neet all’interno di un percorso di inserimento lavorativo. A maggior ragione per la delicatezza del compito, non possono più essere svuotati di risorse e competenze come è avvenuto negli anni. Semmai serve il contrario: per il lavoro di qualità e per un servizio efficiente alla comunità“.

Priorità da non svendere

Il tema del lavoro e dell’occupazione sono fondamentali per il futuro del paese – conclude Corna -. Come l’ innovazione, la ricerca, la formazione. Sono priorità che non devono essere “svendute” sull’altare della demagogia: i fondi per le politiche attive non si devono confondere con azioni di mera assistenza, peraltro necessarie a combattere la povertà, in aree dove il lavoro manca, ma per la maturazione “europea” della nostra società serve strutturare un sistema di tutele e garanzie che “traslochino” i lavoratori da un lavoro all’altro, con azioni formative e di indirizzo che solo i Centri per l’impiego finalmente e realmente valorizzati e rafforzati possono compiere”.

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