Il nuovo modello contrattuale è diventato realtà: Confindustria e Organizzazioni Sindacali hanno infatti firmato l’accordo che licenzia le nuove relazioni industriali. Il testo concordato con CGIL CISL UIL parte dalla conferma dei due livelli di contrattazione nazionale e aziendale o territoriale, e indica i criteri di calcolo degli aumenti salariali introducendo il Trattamento economico complessivo (Tec) e il Trattamento economico minimo (Tem).
L’elemento della rappresentatività
Per la prima volta, si parla anche di rappresentatività per le imprese, condizione con la quale si intende limitare, se non eliminare, il fenomeno dei contratti-pirata, intese cioè al ribasso in deroga a quelli nazionali. Il CNEL ha contato ben 868 contratti nazionali di lavoro, una giungla non più insopportabile. “C’è grande soddisfazione – si legge in una nota della segreteria del sindacato CISL Bergamo – perché si risponde ai bisogni delle persone, del lavoro e anche a quel bisogno di competitività sulla qualità del lavoro di cui il Paese ha estremamente bisogno. E’ un vero piano di sviluppo, importante per rilanciare la produttività, rafforzare i salari delle lavoratrici e dei lavoratori ma anche per mettere al centro del dibattito pubblico finalmente il tema del lavoro, puntando sui salari, sulla formazione, sulle competenze per i lavoratori”.
Rafforzamento del secondo livello
“Sul livello locale – aggiunge Ferdinando Piccinini, segretario generale della CISL Bergamo – assume particolare importanza il rafforzamento del secondo livello, che sia aziendale o territoriale, sul quale Bergamo ha già saputo fornire esempi concreti e positivi di contrattazione. La possibilità che l’intesa offre di puntare ancor più decisamente sul welfare per promuovere iniziative utili alla buona conciliazione tra vita e lavoro, poi, ci soddisfa e sprona a siglare integrativi sempre più diretti alla sfera della persona”. A Bergamo, gli accordi aziendali sul welfare sono incrementati dal 15,71% del 2015 al 18% del 2016.
Relazioni industriali partecipative
“Infine – conclude il Piccinini -, ci piace sottolineare come la vecchia idea cislina della partecipazione inizi a farsi strada: oggi si parla di partecipazione organizzativa, condizione per cui la componente sindacale dell’impresa, la RSU, potrà essere parte attiva nella programmazione di attività aziendali, (organizzazione del lavoro, formazione e formazione continua, professionalità, orari di lavoro ecc.) prima riservate alla gestione dell’impresa. Con questa intesa, giunta al termine di un percorso unitario importante e fruttuoso, indichiamo al paese una strada condivisa e responsabile per favorire la crescita, un nuovo modello di relazioni industriali partecipative e stabili per alzare la produttività e incrementare il salario aziendale”.