Ocse: giovani italiani sempre più senza lavoro

Diversi Paesi hanno realizzato negli anni recenti riforme che hanno aiutato a ridurre la disoccupazione – in maniera più visibile Spagna e Portogallo – ma anche l’Italia“. Lo ha detto il Presidente della Bce, Mario Draghi, aprendo a Francoforte una riunione dell’eurotower sulle riforme strutturali nell’eurozona. Altro dato: non è un quadro a tinte allegre quello che l’Ocse traccia per le giovani generazioni, anche in Italia: saranno messe peggio di quelle che le hanno precedute, almeno dal punto di vista economico e del lavoro. 

 

L’Elogio del Jobs Act

Il presidente della Bce Mario Draghi ha elogiato dunque il “Jobs Act”, citandolo come esempio di riforma strutturale la cui efficacia è stata rafforzata dalle contestuali agevolazioni fiscali. Il Jobs Act – ha detto – è stato seguito da un incremento di quasi mezzo milione sul numero di occupati con un contratto a tempo indeterminato, in ampia misura a seguito delle agevolazioni alle imprese che assumevano con i nuovi contratti a tempo indeterminato“. Questo mentre in generale, nel suo intervento in apertura di un convegno della Bce sulle riforme, Draghi ha spiegato come oggi, a differenza di quanto avveniva prima della crisi, le riforme sul mercato del lavoro devono essere precedute “o quantomeno seguite da riforme sul mercato dei prodotti“. Perché “altrimenti gli aggiustamenti salariali non si trasferiranno pienamente ai prezzi. Invece aumenteranno i margini di profitto e il potere d’acquisto delle famiglie calerà – ha avvertito Draghi – peggiorando così le condizioni economiche dei consumatori e aggravando qualunque recessione“.

L’analisi dell’Ocse

Altro dato: non è un quadro a tinte allegre quello che l’Ocse traccia per le giovani generazioni, anche in Italia: saranno messe peggio di quelle che le hanno precedute, almeno dal punto di vista economico e del lavoro. Il rapporto dell’Ocse “Preventing Ageing Unequally”, che vuole prevenire l’aumentare delle diseguaglianze con l’invecchiamento, dice che negli ultimi 30 anni il gap tra le vecchie generazioni e i giovani in Italia si è allargato. Il tasso di occupazione, tra il 2000 e il 2016 è cresciuto del 23% tra gli anziani di 55-64 anni, dell’1% tra gli adulti di età media (54-25 anni) ed è crollato dell’11% tra i giovani (18-24 anni).

La riflessione di Petteni

I dati odierni dell’Ocse ci dicono che dobbiamo continuare a rendere priotaria e più efficace in tema di lavoro la questione della buona occupazione giovanile“, ha commentato Gigi Petteni, segretario confederale della Cisl, con delega al mercato del lavoro.In questi ultimi 3 anni abbiamo incominciato a recuperare il gap con gli altri paesi europei introducendo alternanza scuola lavoro, apprendistato duale e con questa legge di bilancio la decontribuzione mirata ad assunzioni stabili di giovani. Ma i divari da sanare sono enormi e ci colpisce – continua Petteni – l’aumento con la crisi delle disparità salariali e delle disuguaglianze a scapito dei giovani in Italia. Sui giovani sta gravando l’offerta di lavori discontinui e del part time involontario”.

Nuovi impegni più stringenti

I dati dell’Ocse – continua Petteni – ci devono spronare a continuare la strada intrapresa e a fare meglio, affiancando alle politiche pubbliche un confronto più responsabile ed efficace tra parti sociali. Chiediamo a tutte le controparti, a partire da Condfindustria, di stabilire nuovi impegni più stringenti per una occupazione di qualità dei giovani“. In dettaglio, dalla metà degli anni Ottanta il reddito degli anziani tra i 60 e i 64 anni è cresciuto del 25% più che tra i 30-34enni. Inoltre il tasso di povertà è cresciuto tra i giovani, mentre è calato rapidamente tra gli anziani. Più nel dettaglio il tasso di povertà nei Paesi Ocse è dell’11,4%, contro il 13,9% tra i giovani e il 10,6% tra i 66-75enni.


da Conquiste del Lavoro del 19 ottobre 2017

 

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