Dialogo per costruire il futuro del lavoro

Caro direttore, la riunione del G7 di Torino avviene in una situazione di instabilità internazionale, con un quadro geopolitico europeo e mondiale radicalmente mutato dopo la fine del modello di «governance multilaterale». Gran Bretagna e Stati Uniti, patrie del liberismo e sostenitori di una globalizzazione governata dalle ragioni del mercato, hanno imboccato la strada antistorica dei nazionalismi, delle politiche protezioniste, delle guerre commerciali, della concorrenza valutaria. >>>

Governare equamente l’impatto dell’automazione

Il G20 di Amburgo del luglio scorso non ha arrestato queste tensioni, con un’Europa che non riesce a parlare una sola voce, incapace di rilanciare una vera integrazione politica, economica e sociale. Ecco perché le questioni da affrontare a Torino con impegno e urgenza saranno tante e tutte rivestono un’importanza strategica per il futuro dei popoli e del pianeta. È in particolare il tema del ‘futuro del lavoro’ che sarà oggetto del confronto dei ministri del Lavoro dei sette Paesi maggiormente industrializzati, nel contesto di crescenti disuguaglianze sociali, divari e lacune nella qualità del lavoro. Fattori che si sommano ai principali cambiamenti strutturali delle nostre economie, influenzati dalla digitalizzazione, dai cambiamenti demografici, dalle migrazioni, dalle conseguenze negative dei mutamenti climatici. La discussione sul ‘futuro del lavoro’ dovrebbe essere saldamente basata sui princìpi di una giusta transizione, per garantire che i lavoratori non debbano pagare il costo dell’adeguamento ai cambiamenti della produzione a causa della crescente digitalizzazione delle nostre economie. Per questo chiederemo ai ministri del G7 di individuare princìpi e azioni concrete per governare equamente l’impatto dell’automazione e della rivoluzione digitale attraverso il dialogo sociale a livello nazionale, territoriale e di categoria, allargandolo alla progettazione, allo sviluppo e all’introduzione di tecnologie digitali ed eco-compatibili. Non bisogna avere paura della robotizzazione. In Germania ci sono 7,6 robot ogni mille lavoratori contro 2,7 degli Stati Uniti e 1,6 dell’intera Europa. Tuttavia, la stessa Germania continua a essere una delle maggiori potenze manifatturiere e ad avere uno dei tassi di disoccupazione più bassi dei Paesi Ocse.

Garantire i diritti fondamentali del lavoro

Ecco perché la sfida di tutti i governi industrializzati deve essere quella di legare l’innovazione tecnologica alla formazione 4.0 e a una migliore qualità di ciò che si produce, creando un sistema in cui il lavoratore sia indispensabile per l’utilizzo della macchina. Ma per fare questo bisogna introdurre a livello aziendale meccanismi nuovi di partecipazione dei lavoratori per contribuire a prevedere e anticipare i cambiamenti e migliorare ulteriormente l’innovazione. Questo è un punto dirimente che la Cisl e tutto il movimento sindacale internazionale porranno ai Governi del G7. Chiederemo che vengano garantiti i diritti fondamentali del lavoro, ivi compresi la libertà di associazione e il diritto alla contrattazione collettiva, con salari dignitosi e una protezione sociale in tutta l’economia digitale. Va fermato il ricorso eccessivo a forme crescenti di lavoro mal retribuito, precario e autonomo. Ma i Governi devono fare molto di più anche per stimolare la creazione di nuovi posti di lavoro, attraverso maggiori investimenti pubblici e privati nelle infrastrutture, nella ricerca, nell’economia di cura, nell’energia pulita, nella tutela del territorio, nella banda larga ad alta velocità. Bisogna allargare la partecipazione delle donne e dei giovani al mercato del lavoro, con politiche attive mirate, investendo sull’alternanza scuola-lavoro, nell’assistenza di qualità ai minori, promuovere l’apprendistato di qualità e la parità di accesso, individuando le migliori pratiche ed opportunità di finanziamento per la creazione di sistemi d’istruzione e formazione professionale inclusivi ed efficaci insieme alle parti sociali.

Non tollerate le catene della schiavitù

Non ci stancheremo anche di chiedere misure incisive contro la tratta di esseri umani e il lavoro forzato, attuando i princìpi guida dell’Onu sui diritti umani e delle imprese, come sta facendo con determinazione l’Iscos insieme ad ‘Avvenire’ e Focsiv con la campagna per combattere il fenomeno degli «schiavi a debito» in Pakistan. Un impegno che si fonda su una certezza: le catene della schiavitù, in qualsiasi forma vengano mascherate, non sono più tollerabili. Possono e devono essere spezzate. Queste sono le questioni che stanno a cuore al sindacato e che vogliamo sottoporre ai Governi dei sette Paesi più industrializzati, insieme a un impegno concreto a sostenere la famiglia con adeguate politiche fiscali, ridurre le diseguaglianze sociali e l’aumento dell’area di povertà che rappresentano il lascito più grave della crisi economica da cui lentamente stiamo uscendo.

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