La persona al centro e la tutela della sua dignità in ogni posto di lavoro. La necessità di governare i processi dell’innovazione che stanno investendo tutto il manifatturiero cercando di non lasciare indietro nessuno. E, ancora, il nuovo welfare e la necessità di un lavoro stabile per i giovani che impongono al sindacato di rinnovarsi nella rappresentanza. …
Sono le tesi principali del 18° congresso della Cisl nazionale in programma a Roma da mercoledi a sabato prossimo al termine del quale è previsto il voto dei mille delegati, in rappresentanza dei 4 milioni di iscritti, per il rinnovo del consiglio generale e della segreteria. Scontata la riconferma di Annamaria Furlan. A guidare la delegazione bergamasca, una ventina di uomini rappresentativi della segreteria e delle categorie, Ferdinando Piccinini, segretario generale. Prima dell’inizio dei lavori, mercoledì, l’udienza da Papa Francesco. «Scelta significativa: il Pontefice che ha dimostrato in più occasioni l’attenzione al mondo del lavoro nel suo complesso».
Temi impegnativi, Piccinini…
«Impegnativi ma ineludibili. Durante tutta la lunga e intensa stagione congressuale (1062 i congressi delle federazioni territoriali di categoria) è emerso con chiarezza il tema di come gestire il grande cambiamento che sta investendo il mondo del lavoro. La Cisl vuole essere il sindacato capace di interpretare i nuovi bisogni senza dimenticare, anzi attualizzando, i propri valori fondanti. Primo fra tutti il valore della persona che intendiamo ribadire con forza».
Che cosa preoccupa?
«Oggi c’è un forte rischio polarizzazione tra professioni iper qualificate richieste dal modello manifattura 4.0 e una parte molto significativa di lavoro che rimane schiacciato verso la scarsa qualificazione e esposta alla precarietà. Questo, per il sindacato, comporta una duplice sfida. Da una parte riuscire a rappresentare la parte più innovativa e le nuove professionalità che richiedono, in particolare, un grande impegno sul fronte della formazione continua e del mercato del lavoro. Dall’altra, tutelare chi si trova ad operare in settori, mi riferisco in particolare ai servizi e alla logistica, dove alla richiesta di più bassa specializzazione corrisponde una scarsa attenzione alle regole».
L’impressione è che il sindacato sia in affanno su entrambi i fronti. Scontate i troppi no detti in passato sul fronte della contrattazione?
«Bisogna recuperare. Essere ancora con la testa girata al Novecento oltre ad essere antistorico comporta per il sindacato il rischio di essere inevitabilmente poco incisivo. Occorre avere coraggio di abbandonare i retaggi ideologici del passato. Questo sollecita molto la Cisl a rimettere al centro della discussione il valore della persona lasciando da parte le ideologie».
L’ultima grande battaglia contrattuale è stata quella suoi voucher. Cosa ne pensa?
«Tanto rumore per nulla come diceva il titolo del film. Bastava una significativa modifica della vecchia normativa riportandoli all’uso originario, soprattutto per famiglie e lavori difficilmente inquadrabili. Ci è sembrato davvero una mossa più ideologica che di sostanza».
Nel frattempo sono soprattutto i giovani a non seguirvi.
«È vero. Il rinnovamento dei delegati che stiamo facendo anche a Bergamo ha tra gli obiettivi quello di trovare un punto d’incontro nuovo con i lavoratori più giovani che oggi faticano a vedere il sindacato come interlocutore. Ma non basta. È necessario anche rinnovare gli “strumenti”, cioè i contratti che oggi in molti casi, penso ai nuovi lavori nei settori più specializzati, non sono più adeguati. Ma attenzione, lo strumento contrattuale rappresenta ancora una fondamentale forma di tutela. Ma per dargli forza oggi più che mai servono regole certe sulla rappresentanza. In quattro anni i contratti sono raddoppiati, sono passati da quattrocento a oltre ottocento. Senza regole chiare qualsiasi soggetto è titolato a fare un contratto nazionale con il rischio di creare situazioni di dumping e chi ne paga le conseguenze sono i soggetti più deboli. Nel mondo della cooperazione, del commercio, dei servizi esempi di contratti “ pirata” non mancano. Da questo punto di vista la Cisl ha messo in discussione anche scelte storiche. Siamo sempre stati contro la regolamentazione per legge, forse è il momento delle regole vincolanti per chiarire chi rappresenta chi».
Per concludere, un commento sulla sospirata firma del ministro Padoan che dà il via libera alla proroga della cassa Italcementi. Adesso la strada può dirsi più in discesa?
«Mica tanto. Nel senso che questo è sicuramente un passaggio importante e positivo sul fronte delle tutele per oltre 400 lavoratori, ma nel suo insieme la vicenda continua ad essere delicata per le difficoltà di dialogo con la nuova proprietà: ci sono rigidità che andrebbero superate con un dialogo più costruttivo e partecipativo. Anche dalle istituzioni locali ci aspettiamo maggiore pressione per capire una volta per tutte le destinazioni d’uso delle proprietà Italcementi a Bergamo».
Intervista di Elvira Conca tratta da L’Eco di Bergamo del 26 giugno 2017