La Furlan a Perugia: “Ripartiamo dall’edilizia”

Dopo tanti terremoti, alluvioni, catastrofi naturali l’Italia è sempre nell”emergenza. E pur trovandosi di fronte a eventi non prevedibili ma che comunque si ripetono costantemente non è ancora riuscita ad adottare una politica di messa in sicurezza del territorio, nè una legislazione nazionale ad hoc. La ricostruzione però può essere un’opportunità da non perdere sia rispetto a questa necessità sia rispetto alla ripresa economica del comparto edile.

Un settore per far ripartire il Paese

La sintesi della segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan presente ieri a Perugia in occasione del congresso nazionale della Filca, la categoria dei lavoratori delle costruzioni, è chiara e puntuale. “ll settore edile è stato quello che più di qualsiasi altro ha pagato il peso della crisi economica – ha detto la numero uno del sindaco bianco – .800mila posti di lavoro persi. Al contrario quello dell’edilizia e delle costruzioni, invece, potrebbe diventare il settore attraverso cui far ripartire il sistema Paese tutto. Pensiamo ad esempio che cosa può significare la messa in sicurezza del territorio, degli edifici tutti, del patrimonio architettonico, delle scuole per capire davvero quanto proprio dall’edilizia possa scaturire la ripresa economica del paese. Quindi una grave perdita di posti di lavoro ma anche la possibilità attraverso una programmazione di intervento sistemico e guidato di ripresa economica che nasce da questo settore così importante come volano di crescita “.

Serve sociale con gli attori istituzionali

E la ricostruzione, se controllata e seguita passo dopo passo come ha auspicato il segretario generale della categoria Franco Turri può dare una mano. “E’ una grande possibilità – hanno detto i due cislini – ma serve un patto sociale tra tutti gli attori istituzionali che ci metta al riparo da infiltrazioni malavitose, lavoro nero e recuperi non a regola d’arte”. ln questo l’applicazione del Durc, il documento unico di regolarità contributiva, anzi il suo miglioramento può solo essere utile.Questo strumento che qui in Umbria nella ricostruzione del “97 è stato così utile – ha spiegato Turri – va riportato alla realtà del cantiere attraverso la misurazione matematica del lavoro per ogni singolo appalto. E poi è necessario che sia legato all’erogazione dei contributi”.

La situazione in Umbria

E se per l’ultima ricostruzione ci sono voluti vent”anni per questa è prematuro fare stime sui tempi. “Sarei già soddisfatto se partisse subito – glissa il segretario Turri. “Di certo le ricorse limitate e le situazioni difficili di piccoli comuni di 200-300 persone – gli fa eco la Furlan – non agevolano questo processo di recupero e ripartenza. Una ripartenza necessaria anche per aiutare un comparto, quello delle costruzioni che qui in Umbria conta attualmente 2mila ditte di cui solo poche decine effettivamente strutturate. Se si considera che nell’ultimo anno sono usciti dal settore quasi 2mila addetti, mentre dal 2008 a oggi si è passati da 20mila a 9mila (impiegati inclusi) si ha la percezione della gravità della crisi dell’edilizia. Che è legata strettamente anche al triste capitolo delle infrastrutture.

Battaglia per occupazione e ambiente

Certo in Umbria, come in altre regioni italiane – ha commentato con amarezza il segretario della Filca – ci si arriva solo in auto. Come si può pretendere che un’azienda straniera investa in Italia a queste condizioni? – ha continuato la Furlan. E di fronte al pericolo di deindustrializzazione del paese palesata da tante crisi produttive sia locali come quelle dell’ex Merloni o della Nestlè, sia nazionali come quella dell’llva per cui la Cisl è pronta a dare battaglia per la difesa dell’occupazione e dell’ambiente, la Furlan non ha dubbi: “Questo pericolo c’è eccome – ha tuonato – anche perché sono anni che non si mette in campo una politica industriale vera, reale e precisa che punti su ricerca e sviluppo. Anzi, in questi anni di crisi, i fondi destinati a questo capitolo, sono stati tagliati. Solo passando attraverso questo tipo di investimenti che aumentano la qualità di processo e prodotto il sistema Paese può riprendere quota”.


di Marina Rosati (Corriere dell’Umbria dell’8 giugno 2017)

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