A Bergamo la parità salariale è ancora lontana

Scende la media del reddito femminile, mentre sale la “quota rosa” nell’occupazione in provincia di Bergamo. Sono questi due dati che saltano all’occhio nell’analisi che il servizio CAF del sindacato CISL Bergamo ha redatto studiando i redditi 2008/2016.

Italia al 50° posto del Gender Gap Report

Il raffronto degli ultimi 8 anni colpiti dalla grande crisi economica consegna un quadro solo parzialmente confortante: dall’osservatorio privilegiato dell’ufficio fiscale di via Carnovali (130.000 dichiarazioni ogni anno), emerge infatti che le donne lavorano di più, ma guadagnano ancora molto meno dei propri colleghi maschi, che nello stesso periodo hanno visto calare sensibilmente la quota di occupazione, ma salire considerevolmente il proprio stipendio.Siamo perfettamente in media con l’intero sistema Italiacommenta Gabriella Tancredi, segretario territoriale della CISL Bergamo che nell’ultima analisi del Gender Gap Report si è piazzato al 50° posto (su 144) nel ranking mondiale sulla disparità di genere secondo quattro sotto – indici: salute, istruzione, partecipazione economica e guadagno, e legittimazione politica, ma precipita letteralmente se si considera la sola voce guadagno. Un tonfo di 57 posizioni che declassa l’Italia al 117esimo posto, sotto la Costa d’Avorio e sopra il Giappone”.

Una forbice tra uomini e donne ancora ampia

Per analizzare i dati del CAF CISL, nel 2008, poco più di 24.000 lavoratrici dipendenti dichiaravano un reddito di 19.000 euro, mentre i dipendenti maschi, in 43.000, percepivano in media più di 25.000 €. Otto anni dopo, le dichiarazioni “al femminile” sono diventate 30.000 (ben 6000 in più), ma l’importo medio dei CUD è sceso a 18.703 €. Nello stesso periodo, la platea maschile dei dichiaranti al CAF bergamasco, si è ridotta di quasi 5000 unità, ma il loro reddito è cresciuto di oltre 2000 euro (da 25.521 a 27.788). “La forbice tra uomini e donne per le richieste di lavoro resta ancora ampia – ha dichiarato Tancredi –. Oggi poter facilitare la presenza femminile sul lavoro significa creare condizioni di carico ed equilibrio tra lavoro e famiglia che possano consentire la conciliazione dei tempi e dei contenuti delle attività”.

La ricerca della Camera di Commercio di Milano

La richiesta femminile a Bergamo è più alta che nelle altre provincie lombarde. Le donne sono preferite nell’abbigliamento, nell’industria dei gioielli, nel turismo, nei servizi operativi, nell’istruzione e nella sanità. Analizzate invece le imprese femminili che in Lombardia sono poco meno di 156 mila su un totale nazionale di 1,16 milioni: a livello lombardo crescono di oltre 1.500 nel rapporto con il 2015, ma sono oltre 17 mila in meno guardando al 2011.

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