Firmato l’accordo sulle pensioni

E’ stato siglato l’accordo sulle modifiche al regime pensionistico da introdurre nella legge di stabilità, avvenuta al termine del tavolo conclusivo sul tema della previdenza svoltosi tra i tre Segretari generali di Cgil, Cisl,e Uil, il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti ed il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini. (v. accordo firmato). L’ultimo accordo in materia, siglato da Governo e sindacati per  la modifica allo “scalone” pensionistico introdotto dalla legge 243/04, risale al 2007. Ecco i punti principali.

 

Punto 1

Nonostante le difficoltà derivanti dalle rigide compatibilità finanziarie dettate dal Governo e dagli impegni assunti in sede europea sulla sostenibilità della spesa previdenziale, l’intesa sottoscritta dal Governo e da Cisl, Cgil e Uil risponde a molte questioni rimaste insolute a seguito degli interventi legislativi realizzati negli ultimi anni.

Punto 2

Nessun diritto e tutela attuale vengono ridotti, mentre si acquisiscono risultati importanti che interessano la vita di milioni di persone: giovani, pensionandi e pensionati.

Punto 3

Si potranno cumulare gratuitamente tutti i contributi maturati presso gestioni pensionistiche diverse.

Punto 4

Il lavoro precoce viene valorizzato con l’abolizione definitiva delle penalizzazioni, a partire dal 2018, per chi accede al pensionamento anticipato prima dei 62 anni di età. I lavoratori con almeno 12 mesi di contributi effettivi versati prima del compimento del diciannovesimo anno di età, che risultino disoc­cupati senza ammortizzatori sociali o in condizioni di salute che determinano una disabilità o che siano occupati in alcune attività particolarmente gravose, da individuare dopo un confronto fra Governo e OO.SS., potranno accedere al pensionamento con 41 anni di contributi.

Punto 5

Si affrontano alcuni problemi causati dall’abolizione della pensione di anzianità realizzata dalla legge Fornero, offrendo con l’Ape (prestito per l’Uscita pensionistica anticipata) un’opportunità di uscita dal lavoro a tutti i lavoratori a partire dai 63 anni di età (con minimo 20 anni di contributi). L’uscita anticipata viene agevolata fiscalmente per una serie di lavoratori ritenuti più bisognosi sul piano sociale (Ape agevolata), attraverso l’erogazione di una somma di reddito ponte, fino al momento del pensionamento di vecchiaia, esente da imposte, interamente a carico dello Stato e che non dovrà essere restituita. L’Ape agevolata riguarderà i disoccupati senza ammortizzatori sociali, i lavoratori in condizioni di salute che determinano una disabilità o che siano occupati in alcune attività particolar­mente gravose, da individuare dopo un confronto fra Governo e OO.SS. e i lavoratori che prestano assistenza a familiari di primo grado con disabilità grave. Per i lavoratori coinvolti in processi di ristrutturazione o crisi aziendale i contratti collettivi potranno prevedere che i costi dell’anticipo pen­sionistico possano essere sostenuti dai datori di lavoro, anche per il tramite dei fondi bilaterali.

Punto 6

I pensionati con redditi medio-bassi potranno beneficiare dell’equiparazione della No Tax Area pen­sionati dipendenti a 8.125 euro. L’importo della “quattordicesima mensilità” viene aumentato e la somma verrà corrisposta ad una platea più ampia di pensionati, con reddito pensionistico personale fino a 2 volte il trattamento minimo INPS (circa 1.000 euro mensili). In prospettiva il Governo si impeg­na a migliorare la rivalutazione delle pensioni in essere al costo della vita, tenendo conto delle speci­fiche abitudini di consumo dei pensionati e con il ritorno alla perequazione “per scaglioni”, prevista dalla legge 388/2000.

Punto 7

È previsto il miglioramento delle condizioni di accesso al pensionamento anticipato per chi già svolge attività considerate usuranti secondo l’attuale normativa, sganciando i requisiti dall’aumento dell’aspettativa di vita ed eliminando le finestre.

Punto 8

Il confronto fra Governo e sindacato proseguirà anche dopo l’approvazione della legge di stabilità, per definire interventi volti a migliorare, soprattutto per i giovani, le condizioni di accesso alla pensione calcolata interamente con il metodo contributivo (con la possibilità di prevedere anche una pensione minima di garanzia per i redditi bassi), valorizzare il lavoro di cura nel sistema contributivo e favorire lo sviluppo della previdenza complementare.


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