L’intervista di Ferdinando Piccinini a L’Eco di Bergamo

«I tavoli Ocse? Molto bene, però facciamo presto: Bergamo ha bisogno di risposte, non può permettersi di star ferma un minuto di più». È sollevato Ferdinando Piccinini perché alla fine tutte le istituzioni del territorio hanno fatto quadrato, costituendo quella cabina di regia tanto auspicata dagli osservatori Ocse per governare il futuro del territorio. Ma il segretario generale della Cisl di Bergamo lancia anche un pressante invito a tutti gli attori in campo perché si rompano gli indugi e d’ora in avanti si possa viaggiare spediti «per centrare insieme quegli obiettivi vitali per il nostro sviluppo».

Soddisfatto quindi Piccinini per la nascita dei tavoli? Eppure c’era chi aveva capito che i sindacati si erano un po’ chiamati fuori dalla partita.

«Assolutamente no, solo che fino a qualche settimana fa non c’era ancora la sufficiente chiarezza sulla loro composizione, si intravedeva ancora qualche contrasto tra le parti. A noi queste cose non interessano: abbiamo sempre detto che quando si fosse arrivati a una composizione definitiva avremmo messo a disposizione le nostre migliori risorse a servizio del territorio, e così sarà».

Quindi i sindacati saranno presenti in tutti e cinque i tavoli creati in Camera di commercio?

«Confermo. Però ora credo che il tempo delle parole sia finito. Bisogna agire. È un anno e mezzo che Ocse ci ha dato le sue indicazioni e da allora si è francamente perso troppo tempo a discutere sul cosa fare e su chi doveva farlo. Occorre chiudere definitivamente una stagione confusa di scontri e di protagonismi per costruire e soprattutto definire scelte di prospettiva, sia di medio periodo che quello che si può mettere in campo a breve. Mi auguro che da settembre si cominci a correre».

Quale la difficoltà maggiore che vede ancora all’orizzonte?

«Temo che, come ha anche dimostrato nel recente passato la partita per la governance della Camera di commercio, Bergamo continui ad avere un problema di leadership. Ma non ne faccio un’accusa mirata a nessuno. Semplicemente un po’ in tutte le associazioni, mi sembra che si lamenta oggi un gap di questo genere».

L’inserimento di docenti universitari di spessore come coordinatori all’interno dei 5 gruppi di lavoro, potrà aiutare a colmare questo divario?

«Mi auguro di sì, l’autorevolezza dei professori può contribuire in modo decisivo a tracciare scenari importanti per il nostro futuro. A patto però che al loro fianco agiscano direttori delle associazioni di categoria capaci poi di fare immediatamente sintesi e declinare in maniera efficace e concreta quello che si deciderà».

I tavoli saranno permanenti, anche questa appare come una novità importante…

«Lo sarà se davvero avranno da tutte le istituzioni un mandato importante. Voglio dire che se le loro direttive saranno poi realmente ascoltate e seguite da tutti gli attori del territorio, avremo fatto centro. Viceversa, se invece qualcuno a un certo punto comincerà a fare dei distinguo oppure a dissociarsi da un percorso comune, allora avremo fallito. Ci stiamo prendendo una grosso responsabilità verso la comunità, l’augurio è che non venga tradita».

Lei come li vede questi tavoli?

«In fase di gestazione sentivo parlare di gruppi numerosi, molto articolati. Mi auguro invece che risultino snelli e fortemente operativi. Ne parleremo nella riunione a settembre: come sindacati noi vogliamo dare l’esempio, fornendo poche persone ma molto preparate sui singoli temi».

Formazione, innovazione, attrattività territoriale, competitività, welfare e mercato del lavoro: quale secondo lei il tema, e quindi il relativo tavolo, da cui Bergamo ha una maggiore urgenza di risposte?

«Credo quello sull’attrattività: in passato Bergamo era stata formidabile in tal senso, attirando a sè tantissime opportunità. È innegabile che negli ultimi anni si sia perso terreno: sarebbe importante trovare una ricetta innovativa, capace di far capire a tante industrie, italiane e straniere, che conviene tornare a scommettere sul nostro territorio».

I sindacati saranno probabilmente protagonisti su alcuni temi caldi dei tavoli.

«In particolare il tema delle competenze e della formazione, insieme ai processi di innovazione della manifattura e il welfare sono centrali per noi: tutti insieme dovremo fare un grande sforzo di condivisione e di proposta in particolare sul ruolo che la contrattazione decentrata assumerà sul versante della produttività e della competitivita delle imprese e del territorio. È questo il ruolo che il sindacato vuole assumere: essere interlocutore e dare il proprio contributo in funzione del proprio ruolo di rappresentanza che svolge sul piano della contrattazione. Oggi con le normative sull’incentivazione della contrattazione sul territorio si aprono ulteriori prospettive che le parti sociali devono cogliere tempestivamente. I confronti sono aperti: occorre dare anche su questo fronte una forte accelerazione».


L’intervista è stata raccolta da Maurizio Ferrari (L’Eco di Bergamo) – 3 agosto 2016

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