Inquilini assegnatari di case popolari, ALER o comunali, semplici cittadini e sindacati saranno in piazza a Bergamo, sabato 7 maggio, per protestare di nuovo contro la proposta di legge della Giunta Regionale che riformerà le regole dell’edilizia pubblica in Lombardia.
Dopo la mobilitazione dell’1 dicembre a Milano e dopo molte assemblee svolte nei quartieri di tutta la regione (a Bergamo e in provincia sono state una ventina negli ultimi due mesi), SICET, SUNIA e Unione Inquilini provinciali hanno deciso di tornare in piazza, questa volta qui in città: l’appuntamento è per sabato alle 16 davanti alla sede locale di Regione Lombardia in via XX Settembre a Bergamo.
Sarà anche l’occasione per firmare la petizione “Cambiare la proposta di riforma per rilanciare l’edilizia pubblica” con cui si punta, a livello regionale, a raccogliere 10mila firme entro la fine di maggio. Sul territorio bergamasco si trovano complessivamente 6.200 abitazioni ALER (di cui 3.300 nella città di Bergamo). Ad esse vanno aggiunte le molte case appartenenti al patrimonio dei diversi Comuni (sono 999 entro i confini comunali del capoluogo).
“Con questa nuova mobilitazione chiediamo l’abolizione della proposta di legge regionale già approvata in Giunta e ora in attesa di discussione nella V Commissione Territorio e Infrastrutture e del voto in Consiglio Regionale – spiegano Roberto Bertola per SICET, Pietro Roberti di SUNIA e Fabio Cochis di Unione Inquilini di Bergamo. – Siamo convinti che vada cancellata perché apre ai privati la gestione degli alloggi pubblici: a nostro avviso trasferire ai privati la gestione delle case popolari non risolve i problemi di efficienza e di bilancio delle Aler e dei Comuni“.
“Ma la proposta di legge taglia anche il diritto alla casa popolare per le persone più povere: per garantire le entrate da canoni a ALER e privati, infatti, si prevede un nuovo aumento degli affitti. La proposta di legge regionale riduce, poi, il numero di alloggi da assegnare a canone sociale (case popolari). Non recupera gli alloggi sfitti ma punta a venderli o destinarli a gestioni più redditizie (più di 500 case sono sfitte oggi a Bergamo)”.
“Inoltre, la Regione sembra intenzionata a non prevedere un finanziamento per le case popolari, dunque non garantirà più risorse economiche né per il sostegno alle famiglie in difficoltà su affitto e spese, né per la manutenzione dei caseggiati. Per tutti questi motivi – concludono i tre sindacalisti -. invitiamo gli inquilini assegnatari e, in generale, i cittadini, a venire in piazza sabato per sostenere i diritti delle famiglie indigenti, per rendere il canone-affitto e le spese sopportabili, per garantire il finanziamento dell’edilizia pubblica e per salvaguardare il patrimonio di edilizia pubblica dalla svendita”.