Piccinini: “Una nuova stagione per il sindacato”

Una spiaggia deserta con davanti il mare. Non è la promozione di un’agenzia turistica bensì l’immagine provocatoria che Cgil, Cisl e Uil hanno scelto per promuovere le iniziative del Primo Maggio. Provocatoria perché l’impatto mediatico di una moltitudine di persone, di un nuovo esodo che preme sulle coste africane per sbarcare nel continente europeo attraverso il nostro Paese, crea ansia e angoscia. …

… Bambini, donne e uomini alla mercé di schiavisti senza scrupoli, di beceri sfruttatori. Bambini, donne e uomini alla ricerca disperata di uno sbocco, di una via d’uscita da una situazione devastata da conflitti, alla ricerca di una promessa di felicità, come ha sottolineato Papa Francesco. Di fronte al dramma umano rullano i tamburi della politica con tutto l’armamentario di demagogia e strumentalizzazione che ne consegue. Un teatrino già visto che puntualmente viene replicato. «Uomini e donne come noi» che, però devono rimanere un problema lontano. Storie e volti che si preferisce non incrociare.

Meglio che restino numeri e news da dimenticare, utili, magari, per incrementare il consenso nei sondaggi. Quando, invece, ci vorrebbe davvero poco, soprattutto a Bergamo, per virare dalla rotta di un populismo di bassa lega e creare un presidio di accoglienza che renda merito a una terra che si è sempre distinta alla voce «altruismo». La festa del Primo Maggio serve anche a guardare alle coste africane con le braccia aperte e non con i pugni chiusi. A tutto ciò la Festa del lavoro assume in sé anche la preoccupazione per un clima di incertezza declinato nel variegato ricettacolo di drammi sociali di migliaia di persone che hanno visto mutarsi, radicalmente e in misura negativa, le loro prospettive di futuro.

Sul versante sociale e economico per l’ennesima volta l’Europa «politica» è tragicamente assente e lontana. Appare più come una grigia ragnatela della finanza e del rigore, della Bce e del Fiscal compact, sorda a qualsiasi istanza di cambiamento. Se l’Europa non ricostruisce elementi di futuro e di prospettiva comune ci attende il secondo capitolo della crisi ovvero una fase storica regressiva che ci lascerà tutti più deboli e fragili.

Occorre rifondare una nuova visione sociale comune che abbia il coraggio di rimettere in discussione le grandi direzioni di marcia, segnate in tutti questi anni da un’egemonia economica e culturale che ha privilegiato le oligarchie del potere finanziario globale pervadendo tutti i Paesi, compreso il nostro. Bisogna ripensare e riattualizzare un modello di società, di lavoro e di welfare che ha espresso nei decenni scorsi nei Paesi europei le migliori politiche di inclusione e protezione sociale.

Alle spinte verso sistemi politici plebiscitari segnati dal ruolo incontrastato del leader, alle pulsioni populiste e xenofobe che attraversano le democrazie europee, occorre rispondere valorizzando e costruendo forme più avanzate di partecipazione diffusa. Una partecipazione che si ricrea partendo dal basso, dall’incontro e dal confronto con e tra le persone, dalla paziente costruzione di legami sociali che possono generare nuove e più avanzate forme di solidarietà.

Il lavoro, in questo, rappresenta uno degli elementi fondamentali. I deboli segnali di ripresa non devono farci illudere. Rimane urgente un impegno straordinario per costruire nuove possibilità di occupazione, maggiori investimenti sulla qualità e sulla redistribuzione del lavoro. Si apre, anche per il movimento sindacale, una nuova stagione a condizione che si abbia il coraggio di mettersi in discussione, di abbandonare definitivamente i totem del passato.

In sintesi: meno burocrazia e più contatto diretto con le persone nei diversi luoghi del lavoro e sul territorio, presenza vera e protagonista per costruire, attraverso una nuova stagione contrattuale, nuove forme di tutela e di rappresentanza, in grado di cogliere i nuovi bisogni che emergono nei diversi ambiti del lavoro, negli snodi più importanti e delicati del passaggio e nell’alternanza tra scuola e lavoro e tra lavoro e lavoro.

Al sindacato è richiesto insomma di cambiare, di essere al tempo stesso radicati sul territorio in maniera originale in un orizzonte che investe il ruolo sindacale europeo. Per fare questo non servono sconfinamenti più o meno dichiarati sul campo della politica. Occorre rinnovarsi con meno slogan e più scelte coerenti e coraggiose, di essere ancora di più e «solo» sindacato. Il Primo Maggio, con le sue connotazioni valoriali, è sicuramente uno sprone in questa direzione.
Ferdinando Piccinini (Segretario Generale Cisl Bergamo)


Sul profilo Facebook della CislBergamo trovate tutte le immagini della manifestazione del Primo Maggio a Bergamo e il discorso conclusivo di Marco Bentivogli (Fim Cisl Nazionale) dal palco in Piazza Vittorio Veneto.


Comunicato stampa

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