Sciopero bancari venerdì 30 gennaio 2015

Si è chiusa mercoledì 28 gennaio, con gli ultimi due appuntamenti, la serie di oltre quaranta assemblee organizzate dai sindacati dei bancari di Bergamo in vista dello sciopero nazionale del settore: venerdì 30 gennaio, infatti, i lavoratori degli istituti di credito di tutta la provincia, come nel resto del Paese, incroceranno le braccia a sostegno del rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro e contro la decisione unilaterale di ABI di dare disdetta e successiva disapplicazione dei contratti collettivi di lavoro dal 1° aprile 2015.

Venerdì si svolgeranno quattro grandi manifestazioni a Milano, Ravenna, Roma e Palermo. Da Bergamo è previsto un pullman che porterà nel capoluogo lombardo lavoratori e sindacalisti.

Come scrivono unitariamente le diverse sigle sindacali di categoria Dircredito, FABI, FIBA-CISL, FISAC-CGIL, UILCA-UIL e UNISIN, la mobilitazione ha l’obiettivo di “respingere l’arroganza dei banchieri che ci vogliono riportare indietro nel tempo”. Con l’astensione dal lavoro si chiederà che il contratto nazionale rimanga primo elemento di diritto, non derogabile, a difesa dell’occupazione e dell’area contrattuale. Si protesterà perché “il bancario non è un numero senza volto, ha una storia, una carriera, una professionalità e il diritto di difendere il potere d’acquisto dei salari e la dignità del lavoro” e “perché vogliamo rimanere bancari al servizio del Paese, contro l’egoismo dei banchieri al fianco dei clienti e dei risparmiatori”.

“Le trattative per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, nei fatti, non sono mai iniziate” si legge in una nota dei sindacati a livello provinciale. “L’ABI, aldilà delle dichiarazioni formali rilasciate alla stampa, continua a mantenere una posizione di assoluta~ rigidità. I banchieri non solo non vogliono rinnovare il Contratto nazionale di lavoro sulla scorta delle nostre richieste ma vogliono un ‘rinnovo’ che consista nello svuotamento del contratto nazionale. Vogliono avere completa libertà di azione nel gestire le ristrutturazioni aziendali con un solo forsennato obiettivo che consiste nella riduzione del costo del lavoro. Il tentativo è quello di ridurre ulteriormente il numero degli attuali occupati nel settore, azzerare gli automatismi economici, scardinare il sistema degli inquadramenti e complessivamente cancellare le tutele realizzate in oltre 65 anni di storia negoziale”.

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