Quanti errori in questo decreto

Il via libera del consiglio dei ministri alla riforma delle banche popolari va considerato come un autentico blitz. Le popolari hanno superato gli stress test, alcune anche meglio delle Spa, e il sistema ha radici profonde visto che le prime banche cooperative sono nate con l’Unità d’Italia. Dove sono i requisiti di necessità e di urgenza?”. Così Carlo Piarulli, presidente di ADICONSUM Cisl Lombardia, l’associazione promossa dalla Cisl per la tutela dei consumatori.

È necessario avviare al più presto una profonda riflessione – aggiunge – , poiché l’obbligo di trasformazione in Spa, anche se solo per le popolari con attivi oltre gli 8 miliardi di euro, meriterebbe un dibattito più approfondito in Parlamento e nella società civile, che non quello consentito da un decreto. Se non altro per rispetto alla loro storia e al contributo che hanno dato alla crescita di un’economia tutta giocata su piccole e medie imprese e all’attenzione verso il terzo settore”. Secondo Piarulli, i provvedimenti adottati sul sistema cooperativo “non vanno nella direzione di migliorare il rapporto banche-consumatori”. La cancellazione del voto capitario, poi,  è un “colpo deflagrante, che cambia completamente il volto del settore”.

Fra le ragioni esposte dal presidente del Consiglio, ricorda ADICONSUM Cisl Lombardia, c’è la necessità di far arrivare più credito alle aziende. “Renzi sbaglia clamorosamente – afferma Carlo Piarulli -. Il sistema cooperativo e popolare sul fronte dell’erogazione del credito ha poco da farsi perdonare. Le sole Popolari negli anni della crisi hanno alzato il livello dei finanziamenti di 30 miliardi portando la loro quota di mercato dal 21,6 al 26%. Uno sforzo pagato con l’esplosione delle sofferenze e per ricostituire il patrimonio non hanno chiesto contributi allo stato. I soci, nel 2014, hanno effettuato aumenti di capitale per oltre 5 miliardi di euro”. Cancellare o modificare i modelli di governance che, come quello cooperativo,  favoriscono l’erogazione del credito, dunque è sbagliato. “Si rischia di farsi del male – conclude il presidente di ADICONSUM Lombardia – spingendo il nostro sistema bancario a fare più finanza e ancor meno credito tradizionale, allontanandolo dalla vera mission”.

Il sostegno delle Banche Popolari nei confronti dei territori e delle realtà del Terzo Settore, secondo ADICONSUM Lombardia è una chiara dimostrazione del fatto che esse, rimanendo salde alla loro vocazione, hanno continuato ad impegnarsi in questi anni verso le comunità. “Il credito erogato dalle Popolari al Terzo Settore supera oggi i 3 miliardi di euro, e rappresenta l’1% degli impieghi totali a clientela ordinaria, per una quota di mercato che sfiora il 30% – ricorda Piarulli -. Inoltre, dall’inizio della crisi i finanziamenti delle Popolari al terzo settore sono aumentati del 60%, un dato superiore di tre volte a quello del resto del sistema, che ha fatto registrare soltanto un incremento del 22%! Il numero dei clienti, indicatore che rappresenta bene la valenza e il legame tra Banche Popolari e Terzo Settore, evidenzia la presenza nel complesso della clientela di 270 mila imprese e associazioni no-profit pari al 2% di quella complessiva. Tale dato raggiunge per le altre banche l’1.3%”.

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