Dalla Cisl Bergamo idee per il futuro della sanità

Sono concrete le proposte che la Cisl Bergamo ha posto sul tavolo del convegno del 2 luglio 2014 alla Casa del Giovane, alla presenza del “gotha” socio –sanitario della provincia. La riforma sanitaria della Regione Lombardia è da qualche tempo sotto la lente delle strutture territoriali della CISL, e anche a Bergamo il lavoro di ricerca e approfondimento della situazione e le possibili soluzioni hanno prodotto una serie di consigli e suggerimenti di cui si dovrà tener conto.

Il processo di Riforma Sanitaria Regionale, focalizzato sulle parole d’ordine di prossimità, presa in carico e continuità assistenziale, – ha detto Francesco Corna, segretario provinciale – si concentra sulla conferma della piena separazione fra le funzioni di erogazione delle prestazioni con l’Asl che si rafforza  nei soli compiti di programmazione, contrattualizzazione e controllo; spostamento/trasferimento dell’asse di cura dall’ospedale al territorio; definizione di un modello a rete per l’assistenza ospedaliera ed integrazione fra servizi sanitari e socio-sanitari. Contenere i costi, senza abbassare la qualità dei servizi, è la parola magica della riforma della Sanità regionale che la Giunta Maroni vorrebbe realizzare. Sul tema anche la CISL, mette in campo una serie di proposte concrete”.

La sanità bergamasca è un’eccellenza nel panorama nazionale. Con oltre 11mila dipendenti, dei quali circa  9.000 nelle strutture pubbliche, le 3 aziende ospedaliere e l’Asl, altri 2.000 impegnati nelle 8 cliniche della sanità privata; questi numeri comprendono oltre 1.500 medici tra primari e specialisti di intervento e cura, inoltre vi sono le componenti mediche nelle Commissioni di valutazione, nei distretti sanitari e nei servizi di prevenzione e controllo (circa 250). In campo socio – assistenziale,  più di 60 R.S.A. accreditate in provincia con circa 3.000 dipendenti, il 3° settore con altri 2.000, il cui valore in termini di professionalità e specializzazione entra a pieno titolo nel tema della salute. E ancora i professionisti della Sanità bergamasca cioè i medici di assistenza primaria (di Base) che sono 700, i Pediatri di libera scelta che sono  140.

Con la Riforma – ha spiegato Mario Gatti, segretario generale  FP CISL Bergamo – si chiede di  rimodulare un sistema sanitario complesso e specialistico che non può prescindere dalla partecipazione degli operatori stessi in un’ottica sempre volta al miglioramento del servizio e alla riduzione delle inefficienze e delle criticità”.

E’ allora necessario investire nella fidelizzazione di tutti i precari che in anni di lavoro si sono formati una professionalità inserita nel sistema, già a costo e che pertanto va stabilizzata, rileggere i nuovi modelli e rivalutare i profili professionali alla luce di nuove responsabilità, nuovi investimenti in formazione per sviluppare una sistematica logica di rete di interscambio professionale tra ospedale e territorio. La CISL chiede maggiore formazione continua, non solo per operatori sanitari, ma anche amministrativi e tecnici per un’organizzazione più preparata verso il territorio e per tecnologia, con al centro il cittadino-paziente.

La forza del nostro sistema sanitario, riconosciuto di eccellenza, sono le persone.Sono i lavoratori, le operatrici e gli operatori della sanità e ora anche del socio- sanitario, del pubblico e del privato, ancora troppo differenti tra loro. A loro si chiede con assunzione di responsabilità di accudire alla nostra salute, di farlo con dedizione e ad alto livello di specializzazione. Gli ospedali e le cliniche bergamasche ci rappresentano ogni giorno l’alto livello delle prestazioni, ogni giorno dell’anno, con protocolli che nulla lasciano al caso. Non va però taciuto che su questo il sistema chiede ma non da: il ritardo dei rinnovi contrattuali , 5 anni per il pubblico, 7 anni per il privato, sono troppi per avere ancora giustificazioni, migliaia sono le ore straordinarie richieste e non pagate ed è quasi impossibile anche il recupero visto la carenza cronica di personale”.

Il riordino della struttura socio – sanitaria si fonda sulla necessità di differenziare la rete di offerta in una nuova visione del territorio pertinente ai diversi bisogni di salute per una continuità dell’intensità delle cure, per una risposta più confacente a tipologie di utenza dalle caratteristiche di cronicità e ai diversi bisogni di salute, per una riduzione dei ricoveri inappropriati (e quindi un recupero di risorse).

La ricostruzione della rete – ha detto Onesto Recanati, della segreteria FNP Cisl Bergamo – si qualifica intorno a quattro assi portanti: la presenza di Aziende Ospedaliere come centri di alta specializzazione; una rete satellitare di Presidi Ospedalieri Territoriali che vanno salvaguardati e una rete diffusa di strutture poliambulatoriali, da integrarsi con la esistente rete di ospitalità garantita in provincia da 62 Rsa e 10 Rsd”.

“Le risorse pubbliche sono sempre più scarse ma questo non deve impedire di riorganizzare un settore decisivo come la sanità, rendendolo più efficace e meno oneroso per i lavoratori, i pensionati e le loro famiglie.

Quanto però immaginato e rappresentato nel disegno di riforma lascia scoperte incognite ed interrogativi che si riferiscono a più aspetti del sistema: sulla Compartecipazione, ad esempio non può essere che l’allocazione nel socio-sanitario, già di per se fonte di risparmio, divenga l’alibi per rompere il fronte delle prestazioni garantite senza oneri per gli utenti o loro famigliari. Ciò comporta una riflessione più ampia che entra nel merito della definizione dei Leps, tuttora incompiuta nonostante la manifesta esigenza richiesta da più parti sia nella riconferma dei Lea nella loro più completa accezione e significato da salvaguardare. Sulla Qualità, il riassetto regionale deve avere come presupposto fondamentale non solo la sostenibilità economica del sistema, ma pure la sua efficienza e la garanzia di un livello di qualità superiore all’attuale standard. Ciò significa che la ricostruzione della rete  deve saper valutare con oculatezza i riflessi ricadenti sui cittadini e sulle comunità per poter ricercare soluzioni che possano garantire livelli di servizi appropriati e sostenibili nel loro più pieno significato. Inoltre,  se il punto di forza della riforma consiste nello spostamento dell’asse di cura dall’ospedale al territorio ciò implica che la realizzazione del disegno è subordinata alla riuscita dell’intervento (impegnativo) su attori e soggetti ad oggi esclusi o figuranti con ruoli diversi. Pensiamo ad esempio al coinvolgimento delle RSA nell’evoluzione delle cure intermedie o alla prospettiva di radicale cambiamento per i MMG derivata dalla diffusione  capillare dei poliambulatori in chiave di concreta realizzazione dell’obiettivo di integrazione di prestazioni sanitarie e socio sanitarie in un unico piano di assistenza individuale”.

Il processo in corso presenta comunque diverse incognite tuttora non chiarite. Per la CISL di Bergamo tale trasformazione dovrà essere ripresa vincolandola con forza alla programmazione dei servizi nei luoghi deputati e appositamente designati dalle normative, in particolare gli uffici di piano e gli Ambiti, così come la metamorfosi del settore non potrà affidarsi completamente al libero mercato indice di una flessibilità esasperata controproducente sia per la qualità del servizio che per le tutele del lavoro.

Ugo Duci, segretario regionale CISL, ha illustrato l’insieme delle proposte del sindacato a livello regionale. “Aprire gli ambulatori la sera e la domenica, abolire i superticket e modificare il sistema delle nomine dei direttori generali sono strade da percorrere – ha sostenuto – così come l’introduzione di formule di mutualismo integrativo per coprire le prestazioni che vanno al di là dei cosiddetti livelli essenziali di assistenza”. 

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