Con il lavoro si cambia l’Europa

Sul fronte della competizione elettorale europea, “c’è il rischio concreto – hanno ricordato i tre segretari generali di Cgil (Luigi Bresciani), Cisl (Ferdinando Piccinini) e Uil (Marco Cicerone) oggi in conferenza stampa unitaria – che le prossime elezioni europee siano vinte da forze anti-europeiste, da partiti populisti di chiara ispirazione fascista che potrebbero bloccare il processo di unità europea. Questa è la diretta conseguenza di politiche economiche sbagliate di fronte alle quali il rifiuto dell’Europa, di questa Europa, può portare a un esito sciagurato. 

 

IL DOCUMENTO

Per salvare l’Europa bisogna cambiare l’Europa

Non c’è altra strada che il lavoro per trasformare l’Europa, per cambiarla, per il welfare e la civiltà delle relazioni. Costruire politiche trasversali tra i sindacati europei, più di quanto fatto finora, è il mezzo vero per ricostruire l’unità dell’Europa. Altrimenti c’è solo l’Europa delle banche e della finanza.

Il pensiero europeo vive una crisi politica profonda, perché non è stato in grado di evolversi sul piano politico, bocciando da una parte la Costituzione Europea che doveva contenere i principi che legavano i diversi Stati, dall’altra restituendoci un’Europa che

anche a seguito della crisi ha scelto politiche economiche e di bilancio talmente rigorosi da impedire qualsiasi possibilità di ripresa economica nel breve periodo.

L’impostazione neoliberista della politica che ha governato l’Europa in questi anni và combattuta sul piano politico e non certo con i populismi ed i localismi che in molte parti d’Europa come in Italia sembrano prendere piede.

Il problema non è uscire dall’euro, il problema è come salvare l’euro da una politica miope che si trova a gestire una moneta tra le più forti al mondo, senza una guida politica.

Non può essere la Banca centrale europea l’unica autorità che muove l’economia del vecchio continente. Dev’essere chiaro quale soggetto governerà: se saranno gli esecutivi nazionali, quelli più forti continueranno a condizionare tutto. Se sarà invece un’Europa delle istituzioni elettive europee, allora le cose potranno cambiare.

Noi rilanciamo l’ipotesi di mutualizzazione del debito pubblico, altrimenti l’economia italiana non è in grado di reggere. Ma anche l’economia europea non è in grado di farlo. Nonostante tutto, non è vero che c’è un’altra soluzione che non sia l’Europa”.

C’è bisogno di una politica salariale europea, uno strumento per determinare le condizioni politiche e un nuovo modello di sviluppo.

C’è il rischio concreto che le prossime elezioni europee siano vinte da forze anti- europeiste, da partiti populisti di chiara ispirazione fascista che potrebbero bloccare il processo di unità europea. Questa è la diretta conseguenza di politiche economiche sbagliate di fronte alle quali il rifiuto dell’Europa, di questa Europa, può portare a un esito sciagurato.

Cgil Cisl e Uil, all’interno della Ces hanno portato il sindacato europeo a proporre un piano straordinario per lo sviluppo del lavoro di qualità, un nuovo corso per l’Europa, per ribaltare le politiche di austerità. Continueremo la nostra battaglia anche dopo le elezioni, perché è evidente che il futuro dell’Europa passa dalle scelte che verranno fatte sul lavoro: dal rilancio dell’industria, alle politiche sociali, alla solidarietà, per una Europa unita e democratica.

Amministrazioni vicine al mondo del lavoro

Nel nostro territorio la crisi economica finanziaria ha prodotto effetti devastanti facendo emergere un forte incremento delle richieste di protezione sociale che non trova risposte adeguate nell’offerta dei servizi a causa della pesante riduzione delle risorse finanziarie prodotti nei diversi livelli istituzionali.

Inoltre, nel nostro Paese, si è ingenerata una persistente sottovalutazione dei temi legati al welfare, che continua ad essere un terreno sul quale effettuare considerevoli tagli lineari. Tale modello, non solo ha prodotto un clima di forte insicurezza sociale ed una lesione dei diritti fondamentale dei cittadini più deboli, ma ha anche impedito una seria riflessione di prospettiva sulla strategie di mantenimento ed implementazione del sistema dei servizi pubblici, la cui efficienza è una formidabile leva per lo sviluppo, anticiclica e indispensabile precondizione, per rilanciare una crescita equilibrata ed inclusiva.

Sta emergendo sempre più il ricorso, anche da parte di enti pubblici colpiti dai tagli lineari, di appalti al massimo ribasso. Tale prassi, non solo incoraggia la stipula di contratti spuri e tra soggetti privi del requisito della rappresentatività, ma, operando bruscamente sulla compressione dei costi, si scarica negativamente sulla qualità dei servizi alla persona.

In considerazione delle novità legislative che hanno recentemente interessato il sistema delle autonomie locali e degli adempimenti che ne dovranno a breve conseguire, le scriventi organizzazioni chiedono alle amministrazioni in indirizzo di non aumentare, per quanto possibile, il livello di pressione tributaria a livello locale; relativamente alla TASI di prevedere esenzioni e detrazioni sulla base di particolari condizioni sociali e sulla base del valore catastale dell’immobile di prima abitazione che consentano migliori condizioni rispetto alle vecchie detrazioni IMU; considerare soluzioni di razionalizzazione della spesa ed evitando tagli lineari e reinvestendo eventuali risparmi nei servizi alla persona; promuovere e sostenere diffusamente processi di gestione associata di attività e di servizi, rendersi disponibilità al confronto con le rappresentanze unitarie locali confederali e dei pensionati.

 

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